Un medico è stato aggredito e minacciato all’ospedale Civico di Partinico ieri pomeriggio. Il responsabile sarebbe un uomo di 40 anni, palermitano del quartiere Bonagia. L’uomo avrebbe tentato prima di colpire un medico in servizio al reparto di medicina per poi passare alle minacce.
L’uomo sarebbe andato su tutte le furie dopo la morte della madre. “Ti vengo a cercare” e “ti brucio vivo con la benzina” le frasi pronunciate dall’uomo che è stato allontanato dal reparto. Non contento però ha avrebbe atteso i medici all’uscita dell’ospedale. Alla fine si è stato denunciato dopo l’intervento della polizia.
È ieri un’altra aggressione, a operatori sanitari del pronto soccorso dell’ospedale Di Cristina di Palermo. Lo rende noto il Nursind chiedendo interventi urgenti per potenziare il personale e la sicurezza del reparto. Ieri, ricostruisce il sindacato, la madre di un bambino che stava per essere visitato ha preso per il collo un’infermiera sbattendola al muro, mentre il marito si è scagliato contro la guardia giurata.
“È il quinto caso di aggressione documentata da Natale – dicono Aurelio Guerriero, segretario territoriale Nursind Palermo e Giampiero Buglisi, segretario aziendale – la situazione è esplosiva, durante le feste si registra un indice di sovraffollamento del 400 per cento, cioè c’è una utenza quattro volte più grande di quella che si potrebbe accogliere in reparto. I colleghi ogni mattina vanno al lavoro terrorizzati da questa situazione di sovraffollamento, che comunque riguarda un po’ tutti i pronto soccorso della città. Serve più personale e servono più addetti alla sicurezza, l’azienda deve intervenire per trovare una soluzione. Ormai le aggressioni – aggiungono i due sindacalisti – sono all’ordine del giorno e durante le feste sono sempre più frequenti. Solo qualche giorno fa alcuni parenti di un paziente si sono arrampicati sulla scala antincendio per andare a salutare una mamma col figlio ricoverati, e solo perché un infermiere li ha richiamati lo hanno aggredito. Non si può continuare a lavorare in queste condizioni, c’è il timore che prima o poi ci saranno tragiche conseguenze”.
