Mafia e bancarotta fraudolenta dietro il crac di Brioscià, 2 arresti a Palermo I NOMI

A Palermo arrestati Michele Micalizzi e Mario Mancuso,,scoperti rapporti tra la mafia e la Magi Srl, società dichiarata fallita nel 2021 che gestiva alcune gelaterie Brioscià nel capoluogo siciliano

I finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo hanno eseguito questa mattina due ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di Michele Micalizzi, 75 anni, e Mario Mancuso, accusati a vario titolo di concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione aggravata dal metodo mafioso, trasferimento fraudolento di valori e bancarotta fraudolenta.

Le indagini condotte dalla Guardia di Finanza, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, hanno fatto luce sui rapporti tra la mafia e la Magi Srl, società dichiarata fallita nel 2021 che gestiva alcune gelaterie Brioscià nel capoluogo siciliano. In particolare, gli investigatori ritengono che Michele Micalizzi, genero dello storico boss mafioso Rosario Riccobono e già condannato per reati di mafia, avrebbe esercitato un controllo pervasivo sull’attività commerciale delle gelaterie intervenendo sulla scelta del personale e sulle strategie aziendali.

L’imprenditore Mario Mancuso, patron della Magi Srl, avrebbe tratto dalla “protezione” di Micalizzi ingenti vantaggi economici come la possibilità di aprire nuovi punti vendita e ottenere prestiti. Dalle indagini è inoltre emerso che Micalizzi si sarebbe adoperato personalmente per risolvere questioni private dell’imprenditore e per garantirgli protezione da richieste estorsive di altri clan. Tutto ciò avrebbe però avuto un prezzo: parte dei profitti delle gelaterie sarebbero stati devoluti a Micalizzi per finanziare Cosa Nostra, in particolare per il mantenimento dei detenuti e delle loro famiglie. Proprio questo drenaggio di risorse avrebbe determinato il dissesto finanziario della Magi Srl, dichiarata fallita nel 2021 con un buco da oltre 1,5 milioni di euro.

I giudici hanno disposto il sequestro preventivo della cifra di 1 milione e 511 mila euro che, secondo l’accusa, sarebbe stata distratta illecitamente dalle casse dell’azienda. Oltre ai due arresti sono state eseguite perquisizioni nei confronti di altri 4 indagati. Le indagini proseguono per ricostruire tutti i contorni della vicenda e i legami tra l’imprenditore e il clan mafioso.

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