Far West allo Zen, colpi di pistola contro la chiesa

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PALERMO – Non è stata una domenica di preghiera, ma di rabbia e amara rassegnazione in via Fausto Coppi. I fedeli della parrocchia San Filippo Neri, giunti per la messa pomeridiana, si sono ritrovati davanti a una scena da guerriglia urbana: nastri gialli della Polizia, agenti della Scientifica e i segni evidenti di un attacco brutale contro l’ingresso secondario della chiesa.

L’assalto è avvenuto con una doppia modalità: un’esplosione, causata probabilmente da un grosso petardo o un rudimentale ordigno, e diversi colpi di arma da fuoco. I fori lasciati dai proiettili sul portone e i bossoli rinvenuti a terra confermano la natura intimidatoria del gesto. Solo il caso ha evitato una tragedia, poiché i colpi hanno trapassato l’infisso raggiungendo l’interno della struttura mentre, fortunatamente, non c’era nessuno.

Tra la folla radunata davanti alla chiesa emerge lo sfogo amaro di un residente, che descrive uno Zen abbandonato a se stesso: «Siamo ostaggi di ragazzotti che giocano a fare i mafiosetti». La riflessione è cruda: la caduta dei grandi boss avrebbe lasciato il campo a una criminalità giovanile imprevedibile e violenta, capace di sparare contro un simbolo di legalità e speranza come la parrocchia di Padre Giannalia.
La reazione delle istituzioni e del sociale
Mentre la politica, per bocca della consigliera Mariangela Di Gangi, parla di un attacco alla “parte sana” della città, gli enti del terzo settore che hanno recentemente animato gli Stati Generali dell’infanzia proprio in quella chiesa, chiedono un cambio di passo immediato. Non basta la repressione: serve riattivare i processi educativi in un quartiere dove lo Stato sembra aver arretrato pericolosamente, lasciando spazio a una subcultura della violenza che non risparmia nemmeno i luoghi sacri.

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