Non è solo una cronaca di follia notturna, ma un incrocio di destini che lascia senza fiato. Dietro il ferimento di Valentina Peonio, la 33enne colpita da un colpo di fucile in piazza Nascè, emerge un dettaglio che aggiunge dramma al dramma: a soccorrerla e a testimoniare contro l’aggressore è stata un’amica che porta ancora addosso le ferite psicologiche di un altro massacro. La ragazza, infatti, era la fidanzata di una delle tre vittime della strage di Monreale (Pirozzo, Turdo e Miceli) avvenuta lo scorso aprile.
Quella notte, tra sabato e domenica, per la giovane testimone è stato come precipitare nuovamente in un abisso già conosciuto. Alla vista dell’arma impugnata dal 21enne Giuseppe Calì, la ragazza non è rimasta immobile: con un gesto di disperato coraggio ha tentato di bloccarlo, schiaffeggiandolo, prima di darsi alla fuga insieme a Valentina sotto il fuoco dei pallini. «Abbiamo visto il fucile e ci siamo messi a correre», ha raccontato agli agenti della Squadra Mobile, rivivendo in pochi istanti il terrore che pochi mesi fa le aveva strappato il compagno.
L’autore dello sparo è Giuseppe Calì, un pasticcere di 21 anni residente a Borgo Nuovo. Il giovane è stato incastrato da un mix di testimonianze, telecamere e dallo scatto decisivo di un residente che ha fotografato la targa della sua Smart durante la fuga. Calì, dopo una breve latitanza, è crollato davanti agli uomini guidati da Antonio Sfameni, indicando il luogo dove aveva sotterrato l’arma: un fucile da caccia dell’Ottocento, mai registrato.
Davanti ai pm Sara Morri e Felice De Benedittis, il ventunenne ha provato a giustificarsi con una versione che gli inquirenti definiscono poco credibile: «Quel fucile l’ho trovato sabato sera dentro un cassonetto vicino alla piazza. Il colpo è partito per errore, non volevo fare del male».
Nonostante le scuse, che gli hanno evitato l’accusa di tentato omicidio, Calì è stato trasferito in carcere. Le accuse sono pesantissime: detenzione di arma clandestina, lesioni, omissione di soccorso e spari in luogo pubblico. Resta l’inquietudine per una città dove un ventunenne può girare per la movida con un’arma antica carica, incrociando il cammino di chi dal dolore della violenza stava provando faticosamente a riemergere.



