LUn applauso assordante e le lacrime di un’intera città hanno accolto questa mattina l’arrivo di Paolo Taormina in Cattedrale. La sua bara, bianca come l’innocenza dei suoi vent’anni, ha attraversato la navata sorretta a spalla dagli amici più cari, gli stessi che indossavano una maglietta con il suo volto sorridente e una promessa: “Paolo, sarai sempre nei nostri cuori”. Palermo si è fermata per lui, per quel ragazzo descritto da tutti come un lavoratore instancabile e un pacificatore, la cui vita è stata spezzata da un colpo di pistola alla nuca.
Attorno all’altare, un migliaio di persone ha creato un abbraccio silenzioso e commosso. Un silenzio rotto solo dai singhiozzi e da un grido disperato, lanciato da una donna tra la folla, che ha squarciato l’aria: “La vita ti hanno levato, non è giusto”. Un altro urlo, carico di rabbia e dolore, è stato indirizzato all’assassino reo confesso, Gaetano Maranzano: “Vigliacco”. Parole che condensano lo strazio di una famiglia e lo sdegno di una comunità intera.
Paolo è stato ucciso nella notte tra sabato e domenica mentre cercava di sedare una lite davanti a “O’ Scruscio”, il locale che gestiva con la sua famiglia in via Spinuzza. Un gesto di pace pagato con la vita. A rendere la tragedia ancora più amara è il gesto del suo assassino che, prima dell’arresto, ha pubblicato sui social un selfie accompagnato dall’audio di una serie sul boss Totò Riina, quasi a voler glorificare la sua violenza insensata.
Oggi, però, la città ha risposto con un’immagine opposta. Le saracinesche dei negozi del centro si sono abbassate in segno di lutto cittadino, mentre sulla facciata della scuola Vittorio Emanuele uno striscione invitava a “Rompere il silenzio”. Un altro, sorretto dagli amici, lanciava un messaggio di speranza e sfida: “Il sole non lo spegni se gli spari”.
Durante l’omelia, l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, ha usato parole dure contro la cultura della violenza: “Meno c’è Dio nella nostra vita, più l’uomo si crede onnipotente, fino ad arrivare all’eliminazione di un altro uomo”. Accanto ai familiari, a testimoniare la vicinanza delle istituzioni, erano presenti il governatore Renato Schifani, il sindaco Roberto Lagalla e il presidente della commissione Antimafia dell’Ars, Antonello Cracolici.
L’ultimo saluto a Paolo è stato un momento di dolore collettivo, ma anche una potente affermazione di civiltà contro la barbarie. Il ricordo del suo sorriso, stampato su centinaia di magliette, è la testimonianza più forte che la luce, anche quando si cerca di spegnerla con un colpo di pistola, trova sempre il modo di continuare a brillare.