“Ci dipingono come speculatori, ma non è così”: la rabbia dei balneari siciliani contro il caro-spiagge. Un’accusa che non va giù, un’etichetta che rispediscono al mittente con forza. I balneari siciliani alzano la voce e insorgono contro quella che definiscono una “campagna di stampa indiscriminata” sul caro-ombrelloni. A farsi portavoce della protesta sono Mario Fazio e Gianpaolo Miceli, vertici di Cna Balneari Sicilia, che difendono a spada tratta la categoria.
“Esprimiamo una ferma condanna per questa narrazione tossica”, dichiarano. Al centro della difesa ci sono i dati. “Mentre a livello nazionale si parla di stangate, in Sicilia l’aumento medio registrato per il 2025 è del 5%”, spiegano Fazio e Miceli. Un ritocco che, secondo loro, riflette semplicemente l’adeguamento ai costi sempre più alti di beni e servizi, e che posiziona l’Isola ben al di sotto delle medie italiane. “La nostra regione si conferma una delle più accessibili d’Italia per chi vuole godersi il mare”, sottolineano con orgoglio.
Ma c’è di più. I gestori dei lidi siciliani si sentono ingiustamente descritti come “usurpatori del bene pubblico”, un’immagine lontanissima dalla realtà di chi opera ogni giorno con una vera e propria spada di Damocle sulla testa: l’incertezza normativa che da anni affligge il settore.
Fazio e Miceli ricordano il valore del loro lavoro, che va ben oltre il noleggio di lettini e ombrelloni. “Garantiamo la sicurezza dei bagnanti, spesso anche nelle spiagge libere vicine; curiamo la manutenzione di interi tratti di costa che altrimenti sarebbero abbandonati; e offriamo quell’accoglienza professionale che fa della Sicilia una meta turistica d’eccellenza”.
L’appello finale è rivolto ai media e all’opinione pubblica: “Chiediamo un confronto serio, basato sui fatti. Le generalizzazioni danneggiano un comparto fatto di imprenditori onesti, lavoratori stagionali e famiglie che investono tutto sul proprio territorio. Difendiamo il nostro diritto al lavoro, alla dignità e alla verità”.