L’ex custode del museo diocesano di Monreale, G. C. di Misilmeri, è stato condannato in primo grado a un anno e 8 mesi di reclusione con l’accusa di aver trafugato preziosi oggetti sacri per un valore stimato di oltre mezzo milione di euro.
Come si legge sul Giornale di Sicilia, l’uomo, 63 anni, originario di Misilmeri, deteneva dal 1997 le chiavi del deposito museale diocesano, un vero e proprio scrigno contenente tesori risalenti dal XII al XX secolo. Un incarico di grande responsabilità rinnovato per 5 volte dagli ultimi arcivescovi, che riponevano totale fiducia nell’uomo. Secondo la ricostruzione emersa nel processo celebrato presso il Tribunale di Palermo, l’ex custode avrebbe approfittato del suo ruolo per sottrarre dal museo almeno due corone d’oro di proprietà della confraternita del Santissimo Rosario di Monreale, oltre a numerosi ex voto, croci, pettorali ed altri oggetti sacri.
Il furto sarebbe avvenuto nel 2016, ma è stato scoperto solo nel settembre 2019, quando durante una notte bianca l’organizzatore Guglielmo Li Manni ha notato delle incongruenze tra gli oggetti esposti nel museo e quelli originali, che conosceva bene. In particolare le corone d’oro sembravano essere copie, seppur fedeli. Insospettito, Li Manni ha avvisato l’arciprete Don Nicola Gaglio, che ha convocato l’argentiere di fiducia Benedetto Gelardi per un esame degli oggetti.
L’esperto ha confermato i sospetti, indicando proprio nel custode la persona che gli aveva commissionato le copie dietro compenso di 10.000 euro. Il custode avrebbe giustificato la richiesta con la necessità di sostituire temporaneamente gli originali per ragioni di manutenzione. Una versione smontata dal giudice, che l’ha definita “fantasiosa e mendace”.
Nonostante la sua proclamata innocenza, l’uomo è stato ritenuto colpevole e condannato anche al risarcimento dei danni nei confronti dell’Arcidiocesi di Monreale e di Don Gaglio, parti civili nel processo difese dall’avvocato Nicola Nocera. Il legale dell’imputato ha già preannunciato ricorso in Appello.