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Strage di Casteldaccia: i 5 operai non dovevano scendere nella vasca

Gli operai non avrebbero dovuto scendere fisicamente nella vasca, in quanto l'appalto prevedeva operazioni di spurgo dai pozzetti in superficie
Ultimo aggiornamento: 07/05/2024 - 12:49
di Redazione Web
Pubblicato 7 Maggio 2024
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lettura in 2 minuti
Strage di Casteldaccia: i 5 operai non dovevano scendere nella vasca

Continuano le indagini sulla tragedia sul lavoro si è consumata ieri a Casteldaccia, dove 5 operai hanno perso la vita dopo essere scesi in una vasca di raccolta delle acque reflue profonda dieci metri, situata in via Nazionale. Gli operai, dipendenti della ditta Quadrifoglio Group, erano impegnati in lavori di manutenzione della rete fognaria quando, per motivi ancora da chiarire, sono entrati nella vasca e hanno inalato esalazioni tossiche, perdendo la vita.

Secondo quanto ricostruito finora dagli agenti della Squadra Mobile di Palermo, che stanno indagando senza sosta sull’accaduto, gli operai non avrebbero dovuto scendere fisicamente nella vasca, in quanto l’appalto prevedeva operazioni di spurgo dai pozzetti in superficie. Gli operai avevano a disposizione una pala meccanica per rimuovere i pozzetti e un autospurgo per la pulizia delle tubature, ma per ragioni ancora da accertare sono scesi nella vasca attraverso una scala e hanno trovato la morte.

I primi rilievi effettuati dai Vigili del Fuoco intervenuti sul posto hanno riscontrato livelli elevatissimi di gas tossici, oltre la scala rilevabile dagli strumenti in dotazione. Il comandante dei Vigili del Fuoco ha spiegato che la concentrazione di gas era talmente elevata da superare il fondo scala degli apparecchi di rilevazione, oltre il valore di 100.

I lavori di manutenzione erano stati appaltati dall’Amap, l’azienda che gestisce il servizio idrico a Palermo e in altri comuni, in seguito alle numerose segnalazioni di anomalie nella rete fognaria lungo la Strada Statale 113. L’incarico, assegnato il 29 aprile scorso, prevedeva l’ispezione del tratto fognario tra l’intersezione con via della Rotonda e la stazione di sollevamento “Vini Corvo”, con messa in quota dei pozzetti e disostruzione tramite autospurgo.

Sono ancora molti gli aspetti da chiarire su quanto accaduto: bisognerà capire perché gli operai siano scesi nella vasca se l’appalto non lo prevedeva e come mai non avessero con sé maschere o altri dispositivi di protezione individuale. Le indagini dovranno fare luce sulla dinamica e le eventuali responsabilità

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