Rosolino Celesia, 22enne del Cep ucciso la scorsa notte durante una rissa alla discoteca Notr3 di Palermo, era una promessa del calcio con un sogno: diventare come il suo illustre compaesano Totò Schillaci, eroe del Mondiale Italia ’90.
Cresciuto nei campetti sterrati del difficile quartiere palermitano, Celesia inizia a giocare a pallone e si fa notare per le sue doti realizzative. Giovane punta centrale classe 2001, mette a segno gol a valanga che gli valgono l’ingaggio da parte del Torino, a soli 16 anni. Sembra l’inizio di una carriera ad alti livelli, ma sarà in realtà il culmine per il ragazzo.
Dopo un anno in granata senza presenze in prima squadra, Celesia passa in prestito al settore giovanile del Palermo. Con la maglia rosanero mette a segno il suo unico gol ufficiale, nel marzo 2018, in un match under 17 contro il Bari. A fine stagione il Torino lo libera a zero e inizia per lui un peregrinare tra vari club minori.
Dopo un anno al Trapani, nel 2019 passa al Troina, in Serie D. Sogna di giocare contro “il suo” Palermo, appena retrocesso tra i dilettanti, ma l’esperienza dura poco: solo 2 presenze e poi rescissione del contratto. Quindi il trasferimento al Marsala, altro club siciliano di quarta serie, dove mette insieme 7 gettoni. Il 5 gennaio 2020, alla vigilia dell’Epifania, gioca al Barbera contro il Palermo, subentrando al 79′: sarà la sua ultima soddisfazione da calciatore.
Dopo Marsala torna nella sua città, alla Parmonval, in Eccellenza siciliana. Chiude con l’attività agonistica e fa perdere le proprie tracce nel mondo del pallone. La scorsa notte la tragica fine durante una lite in un locale notturno palermitano, con la morte per due colpi di pistola.
Celesia era figlio di Gianni Celesia, ex consigliere di circoscrizione e cantante neomelodico conosciuto in città. Una famiglia del Cep che aveva gioito per il talento calcistico di Rosolino, svanito troppo presto. Un sogno spezzato, come la sua vita, a soli 22 anni.



