A leggere le carte del processo per estorsione che inizierà nel gennaio 2020 sembrerebbe quasi di leggere il canovaccio di una commedia “all’italiana”. Storie di presunte attenzioni amorose, due amanti che si contendono una donna sposata, lettere anonime, ricatti, pentimenti, un carabiniere fantomatico, un prete e la storia che alla fine va a finire in tribunale.
La storia viene da Terrasini, nel Palermitano e vede come protagonisti delle famiglie di pescatori e commercianti che si “fanno la guerra” per questioni amorose. La vicenda viene raccontata dal Giornale di Sicilia.
Sembra una commedia della Sicilia che fu, anche se in versione 2.0, con i social e i cellulari, invece è l’oggetto di un processo vero e proprio, e per un reato nemmeno tanto secondario: l’estorsione.
La vittima si chiama Michele che ha denunciato i fatti e sarà parte civile nel processo, da gennaio. Il rinvio a giudizio di due coppie di coniugi, Vincenzo e Rosa, Antonio e Calogera, è stato disposto dal Gup, che ha accolto la richiesta del pm e dei legali delle vittime di questa particolare storia. Gli imputati respingono le accuse.
Michele, 66 anni, aveva iniziato un rapporto di amicizia con Rosa, 37 anni, sposata con Antonio. Tra di loro vi furono solo delle conversazioni via SMS e l’illusione da parte dell’uomo di poter ottenere qualcosa di più rispetto alla semplice amicizia. Poi però spunta nella storia Vincenzo, 49 anni, sposato con Calogera. Michele inizia a nutrire sospetti su Vincenzo e teme che abbia più successo di lui con Rosa. Antonio, il marito, è ignaro di tutto sostenendo di avere dalla sua parte un carabiniere.
Michele invece spinto dalla gelosia scrive una lettera anonima a Vincenzo, gesto di cui si pentirà. Vincenzo però si sarebbe presentato da Michele e lo avrebbe ricattato. Avrebbe raccontato della tresca segreta a sua moglie se non avesse sborsato 2000 sostenendo di avere dalla sua parte un carabiniere. Anche Antonio vuole rivalersi: «Tu mandi troppi sms a mia moglie»; e per questo chiederebbe altri 2000 euro a Michele. Mentre Rosa stessa chiama Antonina, moglie di Michele, e le rivela le attenzioni del pescatore nei suoi confronti.
In questa guerra di tutti contro tutti interviene il prete, don Davide, la paciata sembra funzionare, la lettera anonima viene stracciata. L’originale. Sopravvive la copia. A quel punto Vincenzo, Calogera, Antonio e Rosa fanno tutti assieme una richiesta di risarcimento del danno, per 50 mila euro. Altra estorsione, sostiene il pm.