Superbonus, stop a sconti e cessioni: in Sicilia migliaia di imprese verso il fallimento

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Mancano poche ore al brindisi di Capodanno, ma per il settore dell’edilizia siciliana l’atmosfera è tutt’altro che festosa. Il 31 dicembre segna ufficialmente il tramonto definitivo del Superbonus così come lo abbiamo conosciuto, lasciando dietro di sé una scia di incertezze finanziarie che rischia di travolgere migliaia di aziende nell’Isola.

La doppia “scure”

Il passaggio al nuovo anno porta con sé due scogli insormontabili: la fine della detrazione al 65% e, soprattutto, lo stop definitivo allo sconto in fattura e alla cessione del credito. Questa paralisi ha già innescato una pericolosa corsa alla svendita dei crediti accumulati. Secondo le denunce di Federcomated e Confcommercio Sicilia, le imprese meno strutturate si trovano costrette a cedere i propri asset finanziari a grandi gruppi o istituti bancari con tassi che sfiorano l’usura.

Un tesoro “incagliato” da 270 milioni

Il vero dramma si consuma nei cassetti fiscali. Si stima che in Sicilia vi siano circa 270 milioni di euro in crediti incagliati, ovvero liquidità congelata che le ditte non riescono a trasformare in denaro corrente. Il grido d’allarme di Gianluca Manenti, presidente regionale di Confcommercio, è netto: senza un intervento d’urgenza o soluzioni alternative (come il coinvolgimento degli enti pubblici), il 15% delle imprese edili siciliane — oltre 6.700 attività — rischia il fallimento immediato.

Cantieri al traguardo, ma l’Isola resta ultima

Esiste però un rovescio della medaglia positivo, seppur amaro: il 96% dei cantieri avviati in Sicilia è stato completato. Una corsa contro il tempo che ha permesso di chiudere quasi la totalità delle opere. Tuttavia, guardando i dati complessivi, emerge il “paradosso siciliano”: nonostante investimenti per oltre 7 miliardi di euro che hanno coinvolto circa 31.000 edifici (tra condomini, villette e unifamiliari), l’Isola si posiziona all’ultimo posto in Italia per incidenza dei lavori. Solo il 2,5% del patrimonio abitativo regionale è stato infatti toccato dall’incentivo, segno di un’occasione colta solo in minima parte rispetto al resto del Paese.

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