Omicidio-suicidio a Corleone, folla ai funerali di madre e figlia: “Ora solo silenzio e preghiera”

Funerali a Corleone per madre e figlia. L'Arcivescovo: silenzio e preghiera. Polemica sulla mancanza di centri disabili
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Il dolore di un’intera comunità si è stretto attorno ai feretri di Lucia Pecoraro e Giuseppina Milone, madre e figlia di 78 e 47 anni, protagoniste della tragedia che ha scosso Corleone tre giorni fa. I funerali, celebrati nella Chiesa Madre di San Martino, hanno visto la partecipazione commossa del sindaco, dell’amministrazione comunale e delle forze dell’ordine, uniti nel lutto cittadino proclamato per la giornata.

A officiare la funzione è stato l’arcivescovo di Monreale, Gualtiero Isacchi, che nella sua omelia ha invitato al rispetto e alla sospensione del giudizio. «Il gesto di Lucia è arrivato inaspettato, un fulmine a ciel sereno senza segnali premonitori», ha detto il presule. Monsignor Isacchi ha sottolineato l’inutilità di cercare spiegazioni razionali in questo momento: «Tutti i nostri ragionamenti su solitudine e assistenza non trovano riscontro nella realtà concreta di queste due donne, che erano amate e integrate. Possiamo solo tacere davanti al peso e alla drammaticità di quanto accaduto».

L’arcivescovo ha ricordato Giusi come “un’anima bella, una piccola di Gesù”, capace di restituire amore a chi sapeva entrare nel suo mondo, e Lucia come una madre premurosa. Tuttavia, al margine del rito religioso e del silenzio invocato dalla Chiesa, emerge con forza il tema sociale. Nonostante l’apparente integrazione, si fa strada l’ipotesi che a Lucia sia mancato un supporto strutturale specializzato.

A Corleone, infatti, si segnala l’assenza di centri diurni o strutture residenziali h24 per disabili, servizi che avrebbero potuto garantire momenti di sollievo alla settantottenne, impegnata in un’assistenza continua. Riemergono le parole e le preoccupazioni del padre di Giusi, l’infermiere Salvatore Milone, che temeva per il futuro della figlia quando i genitori non ci sarebbero più stati. È il dramma del “Dopo di noi”: una legge che esiste sulla carta e dispone di finanziamenti, ma che attende ancora una concreta attuazione da parte di Stato, Regione ed enti locali. La speranza è che questa tragedia spinga le istituzioni a creare servizi reali per combattere la solitudine delle famiglie e prevenire nuovi drammi della disperazione.

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