Si chiude con un’assoluzione piena, pronunciata con la formula “perché il fatto non sussiste”, la lunga e complessa vicenda giudiziaria che vedeva coinvolto Vincenzo Geluso, ex primo cittadino di San Cipirello, in provincia di Palermo. La sentenza, emessa dalla terza sezione penale del Tribunale di Palermo presieduta dal giudice Fabrizio La Cascia, mette la parola fine a un’odissea iniziata nel 2020.
Geluso era finito al centro di una vasta inchiesta sui presunti illeciti nella gestione dei fondi del Programma di Sviluppo Rurale (PSR), il prezioso canale di finanziamenti europei e nazionali destinati al settore agricolo siciliano. L’ipotesi della Procura disegnava un presunto “sistema” corruttivo, una rete composta da funzionari pubblici, professionisti e imprenditori, creata per pilotare l’assegnazione dei contributi a favore di aziende compiacenti in cambio di tangenti e favori. In questo quadro, l’ex sindaco era stato indicato come uno dei beneficiari di tali accordi illeciti.
Le accuse a suo carico, che andavano dalla corruzione al falso, non hanno però superato la prova del dibattimento. La linea difensiva, sostenuta con forza dall’avvocato Salvino Caputo, ha smontato le accuse pezzo per pezzo, dimostrando la totale estraneità di Geluso da qualsiasi patto illecito e sostenendo come la sua figura fosse stata erroneamente inserita in un contesto investigativo ben più ampio e articolato.
Il verdetto del Tribunale ha dato piena ragione alla difesa, stabilendo che non esistevano prove sufficienti per dimostrare la colpevolezza dell’ex sindaco né una sua partecipazione attiva al presunto sistema. Insieme a Geluso, sono stati assolti altri otto imputati, tra cui Filippo Cangialosi, funzionario dell’Ispettorato provinciale dell’Agricoltura di Palermo, il dipendente dell’Ipa Giuseppe Taravella, e gli imprenditori Antonino D’Amico, Lilli Napoli, Rosario Vitrano, Gaetano Ales, Giuseppe Cascià e Antonino Scaduto.
Soddisfazione è stata espressa dall’avvocato Caputo: “È stata fatta giustizia. Il mio assistito ha sempre avuto fiducia nella magistratura e oggi ha potuto dimostrare la sua totale innocenza”.
Ma è nelle parole di Vincenzo Geluso che emerge tutto il peso di questi anni. “Assolto perché il fatto non sussiste. Cinque anni e mezzo d’inferno”, ha commentato a caldo, lasciando poi a un lungo sfogo tutta l’amarezza accumulata. “Finalmente, dopo 5 anni e mezzo di gogna, accuse ingiuste e tanta ansia, soprattutto per quanto subito dalla mia famiglia, giunge la verità processuale”, ha scritto Geluso. L’ex sindaco ha parlato di “gogna mediatica” e di un’accusa “infamante e ingiusta”, sottolineando come questa vicenda sia stata strumentale a giustificare “un ingiusto scioglimento dell’amministrazione comunale” da lui guidata. “La verità è giunta, ma una grande ingiustizia è stata fatta e l’ho subita io, i miei familiari e chi mi vuole bene. Auguro a chi ha costruito quest’onda di fango nei miei confronti di fare il mio stesso percorso, solo per comprendere che nella vita ci si costruisce da soli e non sulle macerie altrui”.