La notte in cui Paolo Taormina perdeva la vita nel pieno della vita notturna palermitana, Gaetano Maranzano sceglieva di mostrarsi sui social. Sessanta minuti dopo il delitto, il ventottenne condivideva su TikTok un autoritratto casalingo: barba incolta, catene dorate in bella vista, lo sguardo che sfida l’obiettivo. La colonna sonora? Un dialogo tratto dalla serie televisiva sul boss corleonese, con un giovane Riina che risponde agli inquirenti con studiata indifferenza.
Le immagini raccontano un mondo fatto di simboli e provocazioni. Alle spalle del giovane, le fotografie della figlia che tra poco festeggerà il primo compleanno. In uno scatto che ha fatto discutere, la piccola gioca con i gioielli paterni, stringendo tra le manine un pendente dorato a forma di arma. Il video, dopo la notizia del suo coinvolgimento nell’inchiesta, ha raggiunto oltre quarantamila visualizzazioni, scatenando una valanga di reazioni sui social.
Il ragazzo porta un cognome che allo Zen pesa come un macigno. Suo padre Vincenzo, conosciuto nel quartiere come “Gnu Gnu”, sconta attualmente una condanna a oltre dodici anni per il ferimento dei fratelli Colombo nel 2021, episodio legato al controllo del mercato degli stupefacenti nella zona. Insieme a lui finirono in carcere anche i fratelli Letterio e Pietro, con pene simili. Una guerra nata da futili motivi ma alimentata da antichi dissapori sul controllo delle piazze di spaccio.
La rete familiare si estende anche al giovane cugino Angelo, ventunenne con un passato da promessa del pugilato nelle selezioni giovanili nazionali, ora detenuto per l’aggressione a un addetto alla sicurezza fuori da un locale di Mondello. Già sposato e con una figlia, il ragazzo coltivava amicizie significative nel sottobosco criminale palermitano, immortalate in scatti social con personaggi poi finiti tragicamente nelle cronache nere cittadine.
Nel cerchio delle frequentazioni di Gaetano spicca Rosario Piazza, che non ha fatto mancare il suo sostegno pubblico dopo il fermo. Lo stesso Piazza che condivide immagini con Mattias Conti, coinvolto nei fatti di sangue di Monreale, accompagnate da messaggi di fratellanza e attesa.
Secondo fonti investigative, lo Zen sarebbe attraversato da tensioni crescenti tra i Maranzano e i Ferrara per il predominio territoriale. Gli episodi violenti degli ultimi mesi avrebbero come bersaglio le numerose attività commerciali controllate dai secondi, tra punti vendita e sale scommesse. L’episodio più recente risale all’aggressione di marzo in via Girardengo, che ha portato all’arresto di un diciottenne della famiglia Ferrara per l’accoltellamento di Ignazio Ferrante. All’origine, un presunto debito legato al traffico di droga di circa duecentomila euro, il cui mancato pagamento avrebbe scatenato una spirale di ritorsioni contro esercizi commerciali e proprietà riconducibili al clan rivale.