Nel tardo pomeriggio di oggi, alle 17:26 ora italiana, la Sala Sismica dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) di Roma ha registrato un terremoto di magnitudo 2.6.
L’epicentro è stato localizzato in mare aperto, nel settore meridionale del Tirreno, a una latitudine di 38.4010 e una longitudine di 15.4225, tra la Sicilia e la Calabria.
Ciò che rende questo evento particolarmente interessante non è la sua energia, del tutto modesta, ma la sua straordinaria profondità: l’ipocentro è stato calcolato a ben 117 chilometri sotto il livello del mare. Eventi sismici di questo tipo, definiti “profondi”, non sono una rarità in quest’area. Essi sono la testimonianza diretta di un processo geodinamico maestoso e invisibile che avviene sotto i nostri piedi, o meglio, sotto i fondali marini. Il Tirreno Meridionale è infatti il teatro della subduzione della placca ionica, che si immerge lentamente al di sotto dell’arco calabro. Questo attrito tra placche tettoniche accumula energia, che viene poi rilasciata sotto forma di terremoti a varie profondità.
Proprio per la grande distanza dalla superficie, l’energia sprigionata da una scossa come quella odierna si è dissipata completamente prima di poter raggiungere le aree abitate della Sicilia o della Calabria, senza causare alcun tipo di allarme né, tantomeno, danni.