La Sicilia si trova ad affrontare una grave carenza di personale infermieristico, un’emergenza che la colloca tra le maglie nere d’Italia. Nonostante la ripartenza della stagione dei concorsi in Aziende sanitarie e ospedali, i numeri restano impietosi. Come riporta il Giornale di Sicilia, secondo l’ultimo report della Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (Fnopi), basato su dati della Ragioneria Generale dello Stato, l’Isola è penultima per numero di infermieri in rapporto alla popolazione e ultima se si confronta la loro presenza con quella dei medici.
Nel dettaglio, la media nazionale è di 4,8 infermieri ogni mille abitanti, mentre la Sicilia si ferma a poco più di 3,5, un dato peggiore solo di quello della Campania. La situazione è ancora più critica nel rapporto con i medici: meno di due infermieri per ogni “camice bianco”, il dato più basso del Paese. Un quadro che, secondo la Fnopi, riflette una tendenza nazionale che vede i professionisti sanitari sempre più attratti dal settore privato o dalla libera professione.
L’assessore regionale alla Salute, Daniela Faraoni, interviene per contestualizzare la situazione, ricordando che la Regione è soggetta a un Piano di rientro da quasi due decenni. “Dopo quasi dieci anni in cui siamo stati obbligati a non assumere per compensare i pensionamenti, adesso, grazie anche alle risorse liberate per la pandemia, c’è stata un’accelerazione nelle contrattualizzazioni”, spiega Faraoni. Tuttavia, i vincoli finanziari imposti dallo Stato, con fondi inferiori rispetto ad altre regioni, hanno “certamente condizionato la nostra crescita sul fronte salute”. L’assessore sottolinea l’impegno del governo Schifani per superare il Piano di rientro, pur riconoscendone le difficoltà.
Dal 2023, assicura Faraoni, l’incremento di personale c’è stato e continua. L’assessore smentisce inoltre l’allarme lanciato dall’Accademia Nazionale per l’Alta Formazione riguardo al rischio di perdere 1.600 posti per infermiere di famiglia e 40 milioni di euro del Pnrr per la mancata attivazione di un master specifico. “La Regione non è stata ferma, anzi ha già avviato un ciclo formativo attraverso il Cefpas. Il primo corso è partito a giugno e altri ne seguiranno, permettendo entro dicembre 2025 a circa 600 infermieri di completare la formazione”, ha precisato.
Intanto, sul fronte delle assunzioni, qualcosa si muove. L’Asp di Agrigento ha dato il benvenuto a tre nuovi infermieri pediatrici all’ospedale “San Giovanni di Dio”, mentre a Ragusa si annuncia il completamento degli organici delle guardie mediche. A Catania, l’Asp ha indetto un bando per 50 assistenti amministrativi e l’ospedale Cannizzaro è alla ricerca di medici per l’area di emergenza-urgenza.
Proprio sui pronto soccorso, però, le ombre restano. Giuseppe Bonsignore, segretario regionale del sindacato Cimo, evidenzia come, sebbene nelle aree metropolitane si stiano finalmente colmando i vuoti, “in tutte le altre strutture ospedaliere la situazione resta critica, con il 50% del personale ancora assente”. Un “gioco delle tre carte”, secondo il sindacalista, che vede il ricorso a gettonisti o medici di altri reparti, lasciando comunque sguarnite le corsie.