Ha sfamato generazioni col suo “sangunazzu”: addio a Totuccio Scebba, un pezzo di storia di Monreale

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Ci sono persone che, andandosene, non lasciano solo un vuoto affettivo, ma portano con sé il sapore di un’intera epoca. Totuccio Scebba, spentosi oggi a 90 anni, era una di queste. Per Monreale non era semplicemente uno storico commerciante o un ex calciatore di talento: era il custode di un rito, l’ultimo sacerdote di un tempio di sapori popolari che affondava le radici nell’Ottocento.

La sua bottega, prima al Carmine e poi vicino piazzetta Vaglica, non era un semplice banco di vendita. Era un palcoscenico. Lì, nelle grandi “quarare” fumanti, si compiva la magia della “quarume” e del “sangunazzu”, un’arte ereditata dal nonno e dal padre. Un mestiere che Totuccio aveva nel sangue, tanto da abbandonare il suo primo tentativo come calzolaio per rispondere al richiamo della tradizione di famiglia, subito dopo il servizio militare nel ’59.

Per decenni, il suo è stato un appuntamento fisso per generazioni di monrealesi. Ma Totuccio non era solo il suo lavoro. Era un uomo amabile, un personaggio che incarnava l’anima più genuina della città, con una passione smisurata per il calcio, sport che praticò con grande abilità nel panorama dilettantistico.

Anche dopo aver ceduto ufficialmente l’attività al figlio Mario e al nipote omonimo verso la fine degli anni ’90, il suo nome è rimasto indissolubilmente legato a quelle prelibatezze. Un’eredità che oggi sopravvive nelle mani del figlio, che con devozione rinnova quel rito antico per pochi intimi, mantenendo accesa la fiamma di una tradizione che, senza il suo ultimo grande maestro, rischia di diventare solo un ricordo. Con Totuccio Scebba, Monreale perde un pezzo insostituibile della sua identità.

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Giornalista pubblicista, direttore responsabile di DirettaSicilia.it e Monrealelive.it. Collaboratore di varie testate, tra cui BlogSicilia.it, SiciliaFan.it e donnaclick.it
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