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Porsche, villa e lusso sfrenato: sequestrati i beni dello stuntman siciliano che dichiarava zero redditi

Stuntman di Hollywood vive da nababbo a Siracusa ma per il fisco è un fantasma. Scoperta evasione da 60 milioni di euro
Ultimo aggiornamento: 03/07/2025 - 10:21
di Gaetano Ferraro
Pubblicato 3 Luglio 2025
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lettura in 6 minuti
Porsche, villa e lusso sfrenato: sequestrati i beni dello stuntman siciliano che dichiarava zero redditi

Una vita da nababbo ma per il fisco era nullatenente. È la storia di un siciliano arrivato fino alle vette di Hollywood come stuntman di tanti film importanti ma che poi si è dato a operazioni finanziarie che gli hanno permesso di accumulare cifre stratosferiche. La Guardia di Finanza parla di 60 milioni di euro.

La Guardia di Finanza di Siracusa, in particolare, con il coordinamento della Procura, ha portato alla luce un sofisticato sistema di evasione fiscale internazionale. Al centro delle indagini figura l’uomo, siracusano, dal profilo singolare: uno stuntman, già noto per aver partecipato a produzioni cinematografiche hollywoodiane tra cui Batman Begins, Mission Impossible, Gangs of New York, Ocean’s Twelve, che negli ultimi anni operava all’estero come agente finanziario. Una figura insospettabile che ha suscitato l’interesse investigativo poiché formalmente privo di redditi dichiarati, ma con un elevatissimo tenore di vita.

Infatti, benché senza alcun impiego in Italia, disponeva di un patrimonio personale di rilevantissima entità: immobili di valore, vetture di lusso, partecipazioni societarie e una residenza esclusiva a Siracusa, comprensiva di piscina e arredi costosissimi. Nonostante tale ricchezza, l’uomo non avrebbe mai presentato la dichiarazione dei redditi, né in Italia né all’estero, risultando completamente sconosciuto all’erario.

Il suo stile di vita era finanziato tramite fondi depositati su conti correnti esteri, ai quali erano collegate carte di credito utilizzate in Italia per le spese quotidiane e, soprattutto, per l’acquisto di beni di eccezionale pregio. Durante la verifica fiscale, l’analisi dei dispositivi informatici in uso all’indagato ha permesso di rinvenire un’ingente mole di informazioni: corrispondenza elettronica con i clienti, nonché migliaia di file, tra cui numerosi contratti di intermediazione finanziaria redatti in lingua inglese.

Per ricostruire in modo dettagliato l’origine e l’entità dei redditi occultati, si è rivelato fondamentale l’intervento di militari specializzati in informatica forense, disciplina che consente di analizzare dati digitali ingegnosamente nascosti su tablet e cellulari che diventano poi prove determinanti in ambito giudiziario. La traduzione e l’analisi dei documenti hanno fatto emergere l’esistenza di un sistema abilmente organizzato, incentrato su una società formalmente registrata a Londra e intestata allo stesso indagato. Tale società operava come intermediario tra imprese con sede in Paesi stranieri, spesso caratterizzate da un elevato rischio di insolvenza e per questo escluse dai normali circuiti creditizi.

Temendo di non ricevere quanto dovuto ovvero di non disporre della merce venduta da tali imprese, i relativi clienti si avvalevano della mediazione della società londinese, che garantiva il buon esito delle operazioni commerciali, assicurando sia l’incasso sia la regolare conclusione della transazione. La società londinese, a sua volta, per fornire le dovute garanzie si rivolgeva a istituti di credito siti in diversi Paesi, presentando falsi estratti conto che attestavano la disponibilità di somme elevate. In questo modo l’indagato, facendo anche leva sulla sua notorietà, induceva le banche a credere di avere fondi sufficienti, convincendole ad anticipare il pagamento della merce al cliente.

Nel corso degli accertamenti è inoltre emerso che la società londinese, priva di una sede operativa, di fatto era un’entità di comodo, costituita con la sola finalità di celare l’identità del reale beneficiario delle provvigioni: l’agente finanziario e stuntman siciliano. A fronte di tali evidenze, l’analisi approfondita delle movimentazioni bancarie ha permesso di accertare che, nell’arco di un decennio, il soggetto ha percepito redditi – prevalentemente riconducibili a provvigioni – per un ammontare complessivo superiore a 60 milioni di euro, omettendone sistematicamente la dichiarazione all’Amministrazione finanziaria e sottraendosi, conseguentemente, al versamento di imposte per circa 26 milioni di euro.

Per eludere i controlli delle autorità fiscali straniere e non destare alcun sospetto, i flussi di denaro (estero su estero) venivano “mascherati”. I soggetti pagatori ricevevano istruzioni precise per indicare nelle causali dei bonifici la dicitura “prestito personale”, così da far apparire le somme come trasferimenti tra soggetti privati e non come corrispettivi per servizi professionali. Ciò rendeva molto più difficile ricondurre i versamenti a un’attività economica reale.

La Procura ha contestato all’indagato il reato di omessa presentazione delle dichiarazioni fiscali, procedendo, altresì, all’acquisizione della documentazione bancaria anche estera mediante l’attivazione di rogatorie internazionali indirizzate a Paesi extra-UE, con l’obiettivo di ricostruire l’ammontare complessivo dei redditi ovunque prodotti e delle movimentazioni finanziarie a lui riferibili.

A tutela – seppur parziale e in fase iniziale – del credito vantato dall’Erario e su disposizione del Tribunale di Siracusa, le Fiamme Gialle hanno eseguito un provvedimento di sequestro preventivo avente a oggetto l’intero compendio patrimoniale dell’indagato presente sul territorio nazionale, comprendente una villa con piscina, una Porsche Taycan di circa 200.000 euro e disponibilità finanziarie su conti correnti. Il valore complessivo dei beni sequestrati risulta al momento superiore a 1,5 milioni di euro.

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ARGOMENTI:evasione fiscaleguardia di finanzastuntman Siracusa
diGaetano Ferraro
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Giornalista pubblicista, direttore responsabile di DirettaSicilia.it e Monrealelive.it. Collaboratore di varie testate, tra cui BlogSicilia.it, SiciliaFan.it e donnaclick.it
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