A Monreale si piange ancora per Massimo, Salvo e Andrea, la fidanzata: “Un mese senza te amore mio”

Monreale, un mese dopo la strage: il dolore incancellabile e le indagini che stringono il cerchio
È trascorso un mese da quella notte maledetta, tra il 26 e il 27 aprile, che ha gettato un’ombra di lutto e sgomento sulla comunità di Monreale. Piazza Duomo, cuore pulsante della cittadina normanna, si trasformò improvvisamente nello scenario di una violenza brutale, una sparatoria scaturita da una lite tra due gruppi di giovani – uno proveniente dal quartiere Zen di Palermo, l’altro locale – che ha spezzato tre giovani vite. Andrea Miceli, Salvatore Turdo e Massimo Pirozzo, di età compresa tra i 23 e i 26 anni, sono i nomi che risuonano ancora nelle strade, nei discorsi commossi degli amici, nelle preghiere silenziose di chi li ha amati e continua a farlo. La ferita inferta al tessuto sociale è profonda, e il tempo, finora, non è riuscito a lenire lo strazio.
Il peso del ricordo e il lutto della comunità
La comunità monrealese vive ancora sotto shock. Il ricordo di Andrea, Salvatore e Massimo è una presenza costante, alimentata dai racconti di chi li conosceva, dalle fotografie condivise sui social network, da un dolore che non accenna a placarsi. Particolarmente toccante è la testimonianza di Roberta Zucchero, ex fidanzata di Andrea Miceli. Le sue parole, affidate ai social, esprimono con disarmante semplicità la profondità di una perdita incolmabile: “ancora mi sveglio sperando sia solo un brutto sogno”. Un sentimento che riflette l’incredulità e la disperazione di chi resta.
L’idea che una persona cara possa svanire così, in una notte che doveva essere di festa, è un fardello pesantissimo. L’amore tra Andrea e Roberta, interrotto con violenza, lascia un vuoto che segna indelebilmente l’esistenza. “Un mese senza te amore mio e ancora mi sveglio sperando che sia stato solo un brutto sogno,” scrive Roberta, accompagnando una foto che li ritrae sorridenti, ignari del destino. “Non sei più accanto a me, ma ovunque io vada, sei dentro di me, e lì non smetterai mai di vivere. Ti amo amore della mia vita, per sempre”. Sono parole che cercano di dare un senso all’assenza, di trasformare il dolore in un legame eterno. A trenta giorni dalla tragedia, le emozioni di chi sopravvive sono un tumulto di accettazione e incredulità. “Lo so che non ci sei più ma come faccio a spiegarlo al mio cuore? Come fargli capire che, ogni volta che accade qualcosa di bello, non deve più girarsi a cercarti per condividere con te l’incanto del momento…come spiegargli che, quando è triste ed affranto, non deve più chiamarti…come convincerlo a non aspettarti in ansia quando fuori è buio e fa freddo, perché tu… tu… non tornerai…Io… io lo so! Lo so che non ci sei più…ma il mio cuore non l’accetterà mai!”, si legge in un altro struggente post, eco di un dolore che la ragione fatica a contenere.
Le indagini proseguono senza sosta
Sul fronte investigativo, la macchina della giustizia non si ferma. Dopo i primi accertamenti tecnici irripetibili eseguiti presso il Reparto Investigazioni Scientifiche (RIS) di Messina sui reperti sequestrati, focalizzati su verifiche dattiloscopiche e merceologiche, la Procura di Palermo ha affidato ai Carabinieri della Compagnia di Monreale un nuovo, cruciale incarico. Si tratta di ulteriori accertamenti tecnici irripetibili di natura biologica, dattiloscopica e di microscopia elettronica. L’attenzione degli inquirenti si concentra ora su una motocicletta BMW, ritenuta il mezzo utilizzato per la fuga da alcuni dei responsabili della sparatoria. Il veicolo è stato rinvenuto in un garage all’interno dei padiglioni del quartiere Zen di Palermo.
Queste delicate verifiche tecniche e investigative sulla moto si svolgeranno nei locali della Compagnia dei Carabinieri di Monreale e prenderanno il via il 27 maggio. L’avvocato Giada Caputo, che assiste Nicolò Cangemi, uno dei giovani rimasti feriti nel corso della sparatoria, ha reso nota la calendarizzazione degli accertamenti. I militari, agendo su delega della Procura, hanno provveduto a notificare l’avviso relativo alle indagini non ripetibili, permettendo così alle difese di nominare propri consulenti tecnici per partecipare alle operazioni. “Stiamo entrando nel vivo delle indagini di natura tecnica,” ha dichiarato l’avvocato Caputo. “Stiamo valutando di nominare un nostro consulente che, per conto della difesa di parte civile, segua tutte le operazioni che verranno svolte dai Carabinieri. Ritengo che l’esito degli accertamenti scientifici sulla moto sarà molto utile per le indagini e per rafforzare gli elementi di prova a carico dei tre soggetti arrestati”.
La risposta delle istituzioni e la ricerca della verità
La sparatoria di Monreale è destinata ad avere pesanti conseguenze giudiziarie. Tre giovani palermitani, identificati come presunti autori del fatto di sangue, sono già stati arrestati e si trovano attualmente in regime di custodia cautelare in carcere. Gli inquirenti, tuttavia, non considerano chiuso il cerchio. Grazie alle testimonianze raccolte e all’analisi meticolosa delle immagini registrate dai sistemi di videosorveglianza dislocati tra Monreale e Palermo, si lavora per identificare eventuali altri complici. Non si escludono, pertanto, nuovi provvedimenti restrittivi nelle prossime settimane.
In un segnale forte di vicinanza alla comunità ferita e di ferma condanna per l’accaduto, il Comune di Monreale ha annunciato la decisione di costituirsi parte civile nel procedimento penale che scaturirà dagli arresti. Questa scelta è stata formalizzata con una delibera del sindaco Alberto Arcidiacono e della giunta comunale. Una nota ufficiale è stata già trasmessa dagli uffici comunali alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, manifestando la volontà dell’ente locale di essere presente e attivo nell’eventuale processo a carico degli indagati, per tutelare gli interessi della città e chiedere giustizia per le vittime e per l’intera collettività.