Proseguono le indagini a Monreale, teatro di una tragedia che ha scosso l’intera comunità. La notte del 27 aprile, durante i primi festeggiamenti del Santissimo Crocifisso, una banale rissa è degenerata in una sparatoria, lasciando dietro di sé un bilancio di tre vittime e un’intera città sotto shock. Oggi, un testimone oculare, sopravvissuto alla pioggia di proiettili, rompe il silenzio e fornisce dettagli cruciali sul terzo assassino, ancora a piede libero.
Un racconto agghiacciante che getta nuova luce sulla dinamica della strage e sull’identità del killer. L’uomo, secondo la testimonianza, sarebbe alto circa 1,70 m, di corporatura magra, con capelli scuri e una barbetta chiara. Un particolare inquietante emerge dal racconto: l’assassino impugnava quella che sembrava una pistola Beretta. Non solo: dopo aver sparato sulla folla, si sarebbe alzato in piedi sulla sella di una moto Bmw, esultando con un gesto di sfida, mostrando i muscoli, prima di fuggire con i complici.
Dalla lite all’omicidio: la ricostruzione di una tragedia annunciata
La strage non è stata un fulmine a ciel sereno, ma il tragico epilogo di una catena di eventi che ha avuto inizio con una banale lite. Salvatore Calvaruso, alla guida di uno scooter, avrebbe rischiato di investire alcuni passanti, provocando la reazione di alcuni presenti. Il rimprovero si è trasformato in una violenta colluttazione, innescando una spirale di violenza inarrestabile.
Il ruolo di Calvaruso e Acquisto: dagli spari in aria alla follia omicida
Dopo i primi scontri, uno dei partecipanti alla rissa, identificato in Calvaruso, si è allontanato momentaneamente, per poi tornare pochi minuti dopo, armato di pistola. Inizialmente, ha esploso due colpi in aria, un gesto che poteva essere interpretato come un avvertimento, ma che in realtà preludeva alla tragedia. Secondo le ricostruzioni, a questo punto Samuel Acquisto, diciottenne già in stato di arresto, lo avrebbe incitato a sparare sulla folla. Un’istigazione che ha trasformato la rabbia cieca in una furia omicida.
L’eroismo di Massimo Pirozzo: un gesto d’amore pagato con la vita
La testimonianza della fidanzata di Massimo Pirozzo, una delle tre vittime, aggiunge un tocco di straziante eroismo a questa tragedia. Massimo, vedendo l’amico Salvatore Turdo a terra ferito, non ha esitato a correre in suo soccorso. Un gesto di altruismo e coraggio che gli è costato la vita. Mentre cercava di raggiungere l’amico, un proiettile lo ha colpito al collo, ponendo fine alla sua giovane esistenza.