I Carabinieri delle Compagnie di Lercara Friddi e di Corleone, unitamente ai colleghi della Stazione di Prizzi, hanno arrestato due catanesi di 36 e 47 anni, già noti alle forze dell’ordine, accusati di truffa aggravata ed estorsione in concorso ai danni di anziani.
I due indagati, spacciandosi per Carabinieri, avrebbero convinto un’anziana donna di Corleone a consegnare loro tutto il denaro contante posseduto per ottenere la liberazione di un congiunto asseritamente in stato di arresto per aver causato un grave incidente stradale. La vittima, realizzato l’accaduto, ha subito avvisato i veri Carabinieri, fornendo una puntuale e lucida descrizione dei due rei e dell’autovettura utilizzata.
L’allarme diramato a tutte le pattuglie impegnate nel controllo del territorio ha permesso, a Prizzi, a una pattuglia dei Carabinieri della Stazione, già allertata da alcuni cittadini che avevano segnalato la presenza in paese di uomini sconosciuti con accento catanese, di rintracciare la macchina sospetta, con alla guida un uomo, in sosta a pochi metri di distanza dall’abitazione di un’altra potenziale anziana vittima. Dopo pochi istanti di osservazione, i Carabinieri hanno notato un secondo uomo raggiungere a piedi la macchina con in mano un involucro e hanno deciso di procedere con un controllo.
I due uomini, apparsi nervosi, non hanno saputo giustificare la loro presenza a Prizzi e sono stati trovati in possesso di monili in oro e pietre preziose per un valore di circa 20.000 euro, provento di una terza truffa che le indagini hanno dimostrato essere stata commessa pochi istanti prima ai danni di un’anziana prizzese. La refurtiva è stata seduta stante riconsegnata alla proprietaria.
Anche in questo episodio, i finti Carabinieri avevano contattato telefonicamente la vittima, chiedendo la consegna di soldi e preziosi a titolo di cauzione per la liberazione del figlio che, era stato asseritamente arrestato per aver causato un grave incidente stradale che aveva coinvolto una donna in stato di gravidanza.
Per il 36enne e il 47enne etnei, si sono aperte le porte della casa circondariale di Termini Imerese e il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale termitano ha convalidato l’arresto applicando ai due indagati la misura degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico.