Colpo alla mafia del Palermitano, confiscato impero da 150 milioni

Il provvedimento è stato emesso dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, su richiesta della Procura

La Cassazione mette la parola fine alla vicenda giudiziaria di Andrea Impastato, noto imprenditore originario di Cinisi deceduto nel 2022, respingendo il ricorso e confermando la confisca definitiva di beni per un valore complessivo stimato di oltre 150 milioni di euro.

Il provvedimento è stato emesso dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, su richiesta della Procura, al termine di accurate indagini condotte dalla Divisione Anticrimine della Questura di Palermo. Gli investigatori in questi anni hanno ricostruito nei dettagli l’impero economico costruito da Impastato in diversi settori: edilizia, trasporti, estrazione di materiali da cava, turismo immobiliare. Un patrimonio gestito attraverso fiduciari e prestanome reclutati nel suo stesso nucleo familiare.

Andrea Impastato era figlio di Giacomo, conosciuto con il soprannome di “u sinnacheddu”, esponente di spicco della mafia di Cinisi in stretto contatto con il boss Tano Badalamenti. Era inoltre fratello di Luigi Impastato, già indiziato per mafia e ucciso in un agguato a Palermo nel 1981. Lo stesso Andrea venne arrestato nel 2002 e nel 2005 condannato dalla Corte d’Appello a 4 anni di reclusione, con interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. Nel 2008 la magistratura dispose il sequestro dei suoi beni.

Tra i beni confiscati, distribuiti tra le province di Palermo e Trapani, figurano diverse abitazioni, una cava, terreni agricoli, complessi industriali di oltre 50.000 mq, una grande struttura alberghiera a San Vito Lo Capo e numerose società attive in vari campi: turistico, commerciale, edilizio, trasporti. Oltre a conti correnti bancari e rapporti finanziari.

Continua a leggere le notizie di DirettaSicilia, segui la nostra pagina Facebook e iscriviti al nostro canale News Sicilia
Potrebbe piacerti anche