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Diretta Sicilia > Cronaca > Violenze sulla figlia che rifiutava la religione islamica: scatta il divieto di avvicinamento per i genitori
Cronaca

Violenze sulla figlia che rifiutava la religione islamica: scatta il divieto di avvicinamento per i genitori

Ultimo aggiornamento: 18/07/2024 - 08:26
di Redazione Web
Pubblicato 18 Luglio 2024
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lettura in 2 minuti
Violenze sulla figlia che rifiutava la religione islamica: scatta il divieto di avvicinamento per i genitori

I Carabinieri della Compagnia di Lercara Friddi hanno eseguito un’ordinanza applicativa della misura cautelare del divieto di avvicinamento alla persona offesa con contestuale applicazione del cosiddetto braccialetto elettronico, emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Termini Imerese, nei confronti di due coniugi di origine nordafricana per il reato di maltrattamenti in famiglia commesso ai danni della figlia.

Indagini rivelano violenze fisiche e psicologiche

Il provvedimento è scaturito a seguito delle indagini dei Militari, sotto la direzione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Termini Imerese, che hanno permesso di delineare le violenze sia fisiche che psicologiche subite dalla ragazza nel corso degli anni.

Rifiuto dei dettami religiosi come causa dei maltrattamenti

Le condotte vessatorie denunciate dalla giovane derivavano dal rifiuto della stessa di seguire i dettami della religione islamica, in particolare di interrompere gli studi, motivo per cui lo scorso giugno si era allontanata volontariamente dalla propria abitazione.

Intervento dei Carabinieri il giorno degli esami di maturità

Il giorno in cui la ragazza avrebbe dovuto sostenere gli esami di maturità, I Carabinieri venivano a conoscenza della grave situazione grazie alla segnalazione dell’Istituto d’Istruzione Secondaria Superiore da questa frequentato, dove i genitori della stessa si erano presentati con il verosimile intento di impedirle di sostenere le prove d’esame.

Attivazione del “Codice Rosso” e tutela della studentessa

Appreso ciò, le donne e gli uomini dell’Arma hanno attivato la procedura prevista dal cosiddetto “Codice Rosso” informando subito l’Autorità Giudiziaria che assumeva la direzione delle indagini indispensabili a ricostruire e documentare quanto denunciato dalla giovane, emettendo un provvedimento cautelare a tutela della studentessa.

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