Miriam Janale, la 23enne che sabato notte era alla guida della Fiat Punto schiantatasi contro il guardrail sulla Palermo-Sciacca, è stata dimessa ieri mattina dal reparto di terapia intensiva dell’ospedale Civico dove era ricoverata dal giorno dell’incidente.
Come si legge sul Giornale di Sicilia, la giovane è uscita sulla sedia a rotelle, ancora provata e sofferente, con il capo coperto dal tradizionale velo bianco musulmano. Ad accompagnarla all’uscita c’erano la mamma Fatima, gli zii e la cognata, tutti desiderosi di riportarla a casa a San Giuseppe Jato.
L’incidente è costato la vita al figlio di Miriam, il piccolo Abd Rahim Gharsallah di soli 16 mesi, e all’amica 20enne Selma El Mouakit che viaggiava con lei sulla Punto. Ferita ma salva l’altra passeggera, Chiara Irmanà di 21 anni, incinta di poche settimane. Secondo i primi risultati delle analisi tossicologiche, Miriam avrebbe guidato con un tasso alcolemico di 1,35 g/l, quasi il triplo del limite consentito. La famiglia però respinge con forza l’ipotesi che la ragazza si fosse messa al volante in stato di ebbrezza, ribadendo la totale fiducia nella sua condotta impeccabile.
“Molti giornali hanno scritto cose false, che fosse drogata o ubriaca fradicia ma non è andata così” dichiara la zia della giovane, accorsa per prima sul luogo dell’incidente dopo la telefonata dei Carabinieri nel cuore della notte. “Sono ancora sotto shock, è come un film, come se stessi vivendo qualcosa di irreale. Quell’immagine non potrò mai più dimenticarla” racconta la donna, descrivendo la terribile scena che si è trovata davanti agli occhi: il padre del bimbo, Naceur Gharshallah, che teneva in braccio il corpo insanguinato del figlioletto ormai senza vita.
La mamma di Miriam, Fatima, era in Tunisia al momento dello schianto. Appena informata, è rientrata immediatamente in Italia per stare accanto alla figlia. “Mio nipote era un sogno, bellissimo e intelligente. Aveva sempre una gran voglia di giocare. È impossibile andare avanti” dice singhiozzando tra le lacrime.
Anche la cognata di Miriam, dopo una breve visita, esce dalla stanza d’ospedale visibilmente scossa e in pianto. La giovane parla ancora con grande difficoltà e fatica, ma complessivamente le sue condizioni fisiche sono buone come confermano i medici. Ha potuto finalmente riabbracciare i suoi cari, desiderosi di portarla a casa e circondarla di coccole e attenzioni.
Proseguono intanto serrate le indagini dei Carabinieri per ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente. Gli investigatori hanno posto sotto sequestro i resti contorti della Fiat Punto bianca guidata da Miriam, che sarà analizzata da un perito. L’ipotesi è che possa essersi trattato di un colpo di sonno o di una disattenzione fatale, provocata dalle chiacchiere con l’amica seduta sul sedile posteriore.
I familiari attendono di poter parlare anche con l’altra superstite, Chiara Irmanà, nella speranza che il suo racconto possa finalmente far luce su quanto realmente accaduto durante il tragico viaggio. “Per noi sarà molto importante ascoltare la sua versione” spiega la zia.
Nel frattempo l’intera comunità di San Giuseppe Jato si stringe attorno alla famiglia colpita da questa immane tragedia. “Siamo benvoluti da tutti, voglio ringraziare per la vicinanza e l’affetto dimostrato” dice la mamma di Miriam. Ora per their desiderio è solo quello di proteggere la privacy della ragazza, nella speranza che il tempo possa lentamente lenire un dolore che oggi appare insanabile.