Imprenditori, professionisti e famiglie siciliane sono scesi in piazza sotto la sede del Ministero dell’Economia a Roma per chiedere lo sblocco urgente delle cessioni del credito relative ai bonus edilizi, in primis il Superbonus 110%. La misura introdotta dal precedente governo per incentivare la riqualificazione energetica e sismica degli immobili si è infatti impantanata a causa del blocco della cessione, necessaria per recuperare i crediti maturati con i lavori.
Protesta a Roma per lo sblocco dei crediti del Superbonus
In Sicilia la situazione è particolarmente critica, con tanti miliardi di euro di crediti fiscali incagliati, che stanno mettendo in ginocchio il settore edilizio isolano. Molte imprese hanno dovuto chiudere i cantieri per i lavori di efficientamento avviati, mentre i committenti si ritrovano con i lavori a metà ma senza più liquidità per pagare le aziende.
La situazione in Sicilia
Gli esodati del Superbonus in Sicilia sono quindi sia privati cittadini che hanno ristrutturato la prima casa, sia imprese edili rimaste con i crediti fiscali sul groppone.
“Chiediamo che venga riaperto al più presto il mercato della cessione dei crediti, coinvolgendo Cassa Depositi e Prestiti e le partecipate pubbliche – ha dichiarato la deputata siciliana del M5S Patty L’Abbate dopo aver incontrato i manifestanti -. Sono state proprio queste famiglie e imprese virtuose ad aver reso le nostre case più efficienti dal punto di vista energetico, a creare lavoro nel settore dell’edilizia green e ad aumentare il nostro PIL”.
Proroga del Superbonus ma servono misure urgenti
Si attende a giorni un nuovo decreto legge che dovrebbe prorogare la scadenza del Superbonus 110% prevista per il 30 settembre 2023 per gli edifici unifamiliari che hanno completato almeno il 30% dei lavori entro settembre 2022. Ma la proroga da sola non basterà, se non accompagnata da misure per riattivare il canale della cessione del credito, altrimenti i cantieri rimarranno bloccati. Le associazioni di categoria chiedono quindi un intervento urgente al nuovo governo Meloni per sbloccare i crediti incagliati, quantificati in circa 15 miliardi di euro a livello nazionale.