Un’operazione antimafia ha portato all’arresto di 25 persone: ventuno sono finite in carcere, mentre altre quattro sono state poste agli arresti domiciliari. Il giudice per le indagini preliminari Antonella Consiglio ha firmato l’ordinanza che conclude le indagini sulla rinascita del sistema estorsivo nel mandamento mafioso della Noce e sul narcotraffico a Brancaccio. Le misure cautelari rappresentano l’epilogo delle udienze di convalida dei fermi eseguiti durante il blitz della polizia che aveva già condotto all’arresto di cinquanta persone.
Per quanto riguarda il mandamento della Noce, dieci degli undici indagati sono stati condotti in carcere: tra questi figurano il boss Fausto Seidita e il suo uomo di fiducia Salvatore Peritore, oltre a Cosimo Semprecondio, Vincenzo Tumminia (considerato capo della famiglia di Altarello), Paolo Bono, Girolamo Quartararo, Dario Pietro Bottino, Carlo Castagna e Benedetto Di Cara. L’unica eccezione riguarda Pietro Di Napoli, lo storico capomafia ottantaseienne a cui sono stati concessi i domiciliari.
Nel filone d’indagine su Brancaccio, undici persone sono state rinchiuse in cella. Tra questi Mario Macaluso, accusato di aver coordinato l’approvvigionamento e la distribuzione della droga nel rione anche durante la sua detenzione domiciliare; Salvatore Candura, noto per essere stato uno dei falsi collaboratori di giustizia sul caso Borsellino, insieme alla figlia Maria; e ancora Antonino Augello, Giuseppe e Onofrio Bronzollino, Massimo Ferrazzano, Guglielmo Giannone, Antonino e Pietro Marino e Giuseppe Pitarresi. Francesco Lo Monaco, Francesco Oliveri e Mario Ferrazzano hanno invece ottenuto i domiciliari.
L’inchiesta ha fatto luce anche sulla riorganizzazione del mandamento della Noce successiva agli arresti di aprile, che avevano già colpito duramente la cosca. Le intercettazioni hanno rivelato che i membri dell’organizzazione avevano ripreso a incontrarsi in luoghi riservati, utilizzando anche depositi forniti da complici esterni.
Nel vuoto di potere lasciato dall’arresto di Giancarlo Seidita, il fratello Fausto aveva assunto la guida del mandamento, tessendo nuove alleanze con gli esponenti di Cosa nostra a Cruillas, Malaspina e Altarello. A far scattare l’allarme erano stati i volontari dell’associazione Addiopizzo, che avevano notato segnali inquietanti durante la distribuzione di materiale informativo ai commercianti del quartiere.
Gli investigatori hanno documentato sei episodi estorsivi, tutti senza che le vittime sporgessero denuncia. Le somme richieste ai negozianti e ai piccoli imprenditori variavano da 500 a 1.200 euro, con maggiore pressione durante le festività. Dalle conversazioni intercettate emerge una strategia cauta da parte degli esattori: importi contenuti per non soffocare economicamente le vittime e una selezione mirata degli obiettivi, privilegiando chi appariva meno propenso a rivolgersi alle autorità. Secondo l’accusa, questo metodo dimostra la capacità delle organizzazioni mafiose di rinnovarsi e adeguarsi ai tempi, preservando il controllo territoriale.
Sul versante del narcotraffico, le indagini hanno smantellato una rete di spacciatori con base operativa tra Brancaccio e lo Sperone. Le strade erano percorse da motorini e auto cariche di droga destinata ai clienti o ai depositi di stoccaggio. Uno di questi magazzini era ubicato in un residence di via Belmonte Chiavelli. Ma il sistema di spaccio si era modernizzato, trasformandosi in un marketplace digitale che utilizzava Telegram per gestire ordini di hashish e cocaina, con tanto di listini prezzi come in un negozio online. Un vero supermercato virtuale della droga, completo di offerte promozionali, sconti e aggiornamenti in tempo reale sulla disponibilità.
Il servizio prevedeva due modalità di consegna: il “delivery”, con appuntamento in un luogo prestabilito dove lo spacciatore arrivava in motorino o scooter elettrico, e il “taxi”, una novità assoluta che consisteva nel prelevare il cliente e accompagnarlo in un bar della zona di Bonagia per la consegna e il pagamento, per poi riaccompagnarlo a destinazione.



