La Regione Siciliana ha fatto il primo passo formale verso la revoca della storica concessione demaniale alla “Mondello immobiliare Italo-Belga”. L’assessorato regionale al Territorio e Ambiente ha infatti avviato il procedimento di decadenza, comunicandolo alla società, che adesso potrà presentare le proprie controdeduzioni. Lo conferma Repubblica.
La mossa di Palazzo d’Orleans arriva a poche ore di distanza dalla dura presa di posizione della commissione regionale Antimafia, che nei giorni scorsi aveva chiesto la revoca immediata della concessione, parlando di «gravissima violazione» delle condizioni previste dall’atto. A denunciarlo erano stati il presidente della commissione, Antonello Cracolici, e il deputato regionale Ismaele La Vardera, alla luce delle recenti inchieste giornalistiche e delle informative antimafia.
Al centro del caso ci sono i rapporti tra la Italo-Belga e la G.M. edil srls, impresa riconducibile alla famiglia Genova, che negli ultimi anni ha curato i lavori più rilevanti per conto del concessionario della spiaggia di Mondello: dalla manutenzione delle cabine alla ristrutturazione del “Mondello Palace Hotel”, intervento finanziato con fondi del Pnrr.
Secondo quanto messo nero su bianco dalla commissione Antimafia, a partire dal 2022 la “Mondello immobiliare Italo-Belga spa” avrebbe affidato «costantemente ed in esclusiva» una serie di attività alla G.M. edil che rientrano pienamente nell’oggetto della concessione demaniale. In sostanza, una parte consistente – e forse prevalente – della gestione del bene pubblico in concessione sarebbe stata di fatto esternalizzata a una società terza, senza le necessarie autorizzazioni e senza le dovute verifiche antimafia.
Su queste basi, il dirigente generale dell’assessorato al Territorio, Calogero Beringheli, contesta alla Italo-Belga due violazioni del Codice della navigazione: la lettera E dell’articolo 47, che riguarda la «abusiva sostituzione di altri nel godimento della concessione», e la lettera F, relativa alla «inadempienza degli obblighi derivanti dalla concessione o imposti da norme di legge o di regolamento».
Nel frattempo, il prefetto di Palermo, Massimo Mariani, ha firmato un’interdittiva antimafia nei confronti della G.M. edil. La società ha come amministratore unico Rosario Genova, dipendente della Italo-Belga e fratello di Bartolo Genova, capomafia del mandamento di Resuttana, che risulta a sua volta impiegato nella stessa ditta.
Nel tentativo di evitare il provvedimento interdittivo, Rosario Genova, convocato dalla prefettura come previsto dalla normativa, ha comunicato di avere licenziato il fratello Bartolo, parlando di «licenziamento per giusta causa». Una mossa giudicata però insufficiente: il problema, per gli uffici dello Stato, non era solo la presenza del boss scarcerato nel 2023 e assunto successivamente, ma anche le ulteriori ombre che gravano su altri soggetti legati alla società.
Tra questi, un dipendente, Giuseppe Messia, imprenditore di Mondello attivo nel movimento terra, già arrestato e condannato per rapporti con Cosa nostra. Dopo sette anni di carcere, Messia era stato assunto come lavoratore stagionale proprio dalla G.M. edil.
Ancora più delicata è la posizione della socia di maggioranza della ditta edile, Giulia Colaianni, formalmente incensurata ma legata da un passato matrimonio con Benedetto Alerio. Quest’ultimo è considerato dagli inquirenti imprenditore di fiducia del boss di Resuttana, Salvo Genova, zio di Rosario. Secondo la ricostruzione della Dda e della polizia, nelle società di Alerio sarebbero confluiti capitali riconducibili alla famiglia mafiosa di Resuttana, motivo per cui l’imprenditore è stato condannato a otto anni di reclusione.
Vecchie intercettazioni aiutano a delineare lo scenario: in una conversazione, Colaianni chiedeva conto al marito di alcuni spostamenti, e Alerio lasciava intendere di aver incontrato il boss Salvo Genova «per alcune cose di suo nipote». Alla domanda della donna sul perché avesse spento il cellulare, Alerio spiegava che era stato lo stesso capo mafia a chiederglielo. Una dinamica che, secondo gli investigatori, confermerebbe il legame stretto con la cosca di Resuttana.
Il presidente della commissione Antimafia, Antonello Cracolici, ha riassunto così il quadro: «L’Italo-Belga ha di fatto esternalizzato molte delle attività oggetto della concessione, affidandole a una società terza, senza richiedere alcuna autorizzazione alla Regione e senza mettere l’amministrazione nelle condizioni di pretendere la certificazione antimafia. La stessa Italo-Belga avrebbe potuto – e dovuto – chiedere autonomamente la certificazione, per verificare i requisiti di onorabilità e legalità dell’azienda cui stava affidando servizi legati alla concessione».
Adesso la parola passa alla società concessionaria, che potrà difendersi nel procedimento aperto dalla Regione. Ma l’avvio della procedura di decadenza, incrociato con l’interdittiva antimafia e con le risultanze delle indagini, segna un punto di svolta nella gestione del litorale di Mondello e apre scenari inediti per il futuro della spiaggia più famosa di Palermo.



