Una scoperta palermitana potrebbe cambiare la vita di migliaia di anziani: un farmaco anticoagulante si è dimostrato capace di proteggere il cervello dal declino cognitivo. A svelarlo è un’innovativa ricerca che arriva da Palermo, dove un team di medici ha utilizzato l’intelligenza artificiale per fare luce su un tema delicatissimo.
Lo studio, coordinato dal professor Antonino Tuttolomondo, Direttore della Medicina Interna e Stroke Care del Policlinico “Paolo Giaccone” di Palermo, apre scenari promettenti per i pazienti più fragili, in particolare quelli affetti da fibrillazione atriale.
La ricerca, pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale *Thrombosis and Haemostasis*, ha messo a confronto due diverse classi di farmaci anticoagulanti: i tradizionali antagonisti della vitamina K (VKA) e i più moderni anticoagulanti orali diretti (NOAC). Grazie a complessi algoritmi di machine learning, i ricercatori hanno analizzato una vasta mole di dati, arrivando a una conclusione netta.
«I risultati sono stati chiari», spiega il professor Tuttolomondo. «L’uso dei farmaci anticoagulanti di nuova generazione, i NOACs, è associato a un rischio significativamente più basso di declino cognitivo rispetto alle vecchie terapie. L’intelligenza artificiale ci ha permesso di identificare proprio il tipo di farmaco come il fattore più importante nel predire il futuro stato di salute cerebrale del paziente. Questi dati ci spingono verso terapie sempre più personalizzate per una popolazione ad alto rischio».
Un lavoro di squadra che testimonia l’eccellenza della ricerca siciliana. Lo studio, che vede tra i primi firmatari i dottori Sergio Ferrantelli e Mario Daidone dell’Università di Palermo, è frutto di una stretta collaborazione con altri importanti centri di ricerca universitari, come la Magna Graecia di Catanzaro e La Sapienza di Roma.
«Questa ricerca – conclude Tuttolomondo – conferma l’impegno del nostro gruppo all’Università di Palermo e al Policlinico nel campo delle malattie cardiovascolari e nell’applicazione delle nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale, alla medicina di tutti i giorni. L’obiettivo è chiaro: una medicina che non si limita a curare, ma che riesce a predire e prevenire, migliorando la qualità della vita dei pazienti».



 
			
 
		 
		 
		 
		