Stop della Corte dei Conti al Ponte sullo Stretto, ma il governo non ci sta e prepara la contromossa. La notizia dello stop imposto dalla magistratura contabile alla delibera del Cipess sull’opera ha scatenato un vero e proprio terremoto politico, spingendo la premier Giorgia Meloni a convocare una riunione d’urgenza a Palazzo Chigi.
L’incontro è fissato per questa mattina alle 10:30. L’obiettivo, come confermato da fonti del Ministero delle Infrastrutture, è “trovare una soluzione per far partire i lavori“. Il vicepremier e ministro Matteo Salvini, principale promotore del progetto, è descritto come “determinato” e si è subito messo al lavoro con tecnici e manager per studiare la situazione dopo la decisione dei giudici contabili.
Nonostante il parere negativo, per il Governo Meloni la partita non è affatto chiusa. La legge, infatti, prevede una via d’uscita: in caso di rifiuto della registrazione, l’esecutivo può chiedere una deliberazione specifica al Consiglio dei Ministri. Se quest’ultimo ritiene che l’opera risponda a “interessi pubblici di rilevanza superiore”, può di fatto forzare la mano e obbligare la Corte a registrare l’atto “con riserva”.
Questa è la linea confermata dalla sottosegretaria Matilde Siracusano (Forza Italia): “Altro che game over, come spererebbe qualche oscurantista dell’opposizione”. La sottosegretaria spiega che, assumendosi la responsabilità politica, il governo supererà i rilievi. “Un atto registrato con riserva acquisisce piena efficacia legale”, chiarisce, ammettendo che si perderà un po’ di tempo ma che la determinazione eviterà di screditare il Paese di fronte agli investitori. Sulla stessa lunghezza d’onda il sottosegretario al Mit Tullio Ferrante, che parla di una “inammissibile opposizione giudiziaria” che mina l’equilibrio tra i poteri dello Stato.
Ma quali sono i dubbi della Corte dei Conti? Le motivazioni ufficiali arriveranno entro 30 giorni, ma secondo le prime indiscrezioni i rilievi riguarderebbero diversi aspetti cruciali: dalle coperture economiche all’affidabilità delle stime di traffico, passando per la conformità del progetto alle normative ambientali e alle regole europee.
Immediata la reazione delle opposizioni. Il Partito Democratico, insieme a M5S e Avs, ha chiesto un’informativa urgente in Aula. Andrea Casu (Pd) ha definito la reazione del governo “di inaudita gravità”, accusando Meloni e Salvini di “volersi porre al di sopra della legge e della Costituzione”. Si apre così un durissimo scontro istituzionale sul futuro della grande opera.



