La moda ha perso oggi il suo interprete più grande. Giorgio Armani, lo stilista che ha trasformato la moda in uno stile di vita, si è spento oggi, giovedì 4 settembre, all’età di 91 anni. Accanto a lui, fino all’ultimo respiro, la sua famiglia e Leo Dell’Orco, compagno e braccio destro degli ultimi vent’anni. L’annuncio è arrivato dal suo gruppo con una nota carica di commozione: «Con infinito cordoglio, il gruppo Armani annuncia la scomparsa del suo ideatore, fondatore e instancabile motore. Il signor Armani […] si è spento serenamente, circondato dai suoi cari».
Un addio che risuona da Milano, cuore del suo impero, fino alla sua amata Pantelleria, l’isola siciliana che era diventata il suo “buen retiro”, un luogo non solo di vacanza, ma di profonda ispirazione. Proprio in quella terra aspra e vulcanica, “figlia del vento”, Armani aveva trovato un pezzo della sua anima. Non fu un amore a prima vista; inizialmente la trovò rude e brulla, ma qualcosa lo spinse a tornare, fino a trovare in Cala Gadir il suo angolo di paradiso. Lì acquistò e restaurò una serie di dammusi, le tipiche abitazioni pantesche, trasformandoli in un’oasi di pace che rispecchiava la sua estetica: essenziale, elegante, in armonia con la natura.
Il legame con l’isola era così forte da essere ricambiato con la cittadinanza onoraria e la nomina a Socio Onorario dell’Università Popolare locale. Un affetto dimostrato con gesti concreti, come le importanti donazioni per portare l’acqua potabile in alcune baie o salvare l’unico cinema dell’isola. L’energia di Pantelleria, i suoi colori neutri, la forza della roccia nera e l’intensità del blu del mare sono diventati parte integrante delle sue collezioni, come un omaggio costante a quella terra che lo aveva “stregato”.
Armani non è stato solo uno stilista, ma un visionario. Ci ha insegnato che “lo stile è eleganza, non stravaganza”. Un principio che ha applicato a un impero costruito con tenacia, soprattutto dopo l’improvvisa scomparsa del suo socio e compagno di vita, Sergio Galeotti, nel 1985. Quella tragedia lo trasformò da creativo a imprenditore. Con “testa bassa e avanti”, divenne il primo a entrare in azienda e l’ultimo a uscire, costruendo un universo che spazia dai profumi agli hotel, dall’alta moda ai costumi per il cinema.
Ha resistito per decenni alle offerte miliardarie dei grandi gruppi del lusso, difendendo con orgoglio la sua indipendenza. “L’azienda porta il nome del suo creatore e questo genera un legame fortissimo”, amava ripetere. Negli ultimi anni, con lucidità, aveva iniziato a disegnare il suo futuro, pianificando una successione “organica e non un momento di rottura”, affidando l’eredità stilistica alla nipote Silvana e a Leo Dell’Orco.
“Perché dovrei fermarmi? Io sono il mio lavoro”, aveva risposto di recente a chi gli chiedeva di riposarsi. Fino all’ultimo, non ha mai smesso di creare, di imparare, di guardare avanti.
Ora, signor Armani, può spegnere lei quella luce. È giusto così.