Palermo – L’estate italiana (e siciliana) si mostra con un doppio volto, amaro e contraddittorio. Da un lato, il sogno di una vacanza agostana che per molti rischia di rimanere tale, trasformato in un lusso inaccessibile. Dall’altro, il racconto di un’Italia turistica che, almeno in alcune sue roccaforti, si prepara a registrare il tutto esaurito.
A lanciare l’allarme, ancora una volta, è il Codacons, che disegna una mappa delle mete proibitive con cifre che lasciano senza fiato. L’esempio più eclatante è un attico a Verona, il cui affitto per l’ultima settimana di agosto potrebbe sfiorare i 300mila euro. Ma la lista delle località “per pochi” è lunga e attraversa tutto lo Stivale, da Baja Sardinia a Positano, passando per Sorrento e Ortisei, dove le tariffe hanno raggiunto livelli record.
Una narrazione che, però, non convince affatto gli operatori del settore. “È un errore puntare il dito contro di noi”, ribattono compatti. A Pescara, ad esempio, si fa i conti con una realtà ben diversa: a luglio i consumi sotto l’ombrellone sono crollati del 25%. Riccardo Padovano, presidente regionale del Sindacato balneari di Confcommercio, offre una lettura chiara: «Il problema non è il ‘caro ombrelloni’, ma il ‘caro vita’. I nostri listini stagionali sono rimasti stabili, ma i clienti non vengono o, se vengono, non spendono perché mancano le risorse».
Gli fa eco il presidente nazionale, Antonio Capacchione, che definisce «sbagliato e truffaldino» addossare la colpa del calo turistico alle tariffe dei lidi. La vera radice del problema, insiste, «è la profonda difficoltà economica in cui versano le famiglie italiane». Eppure, mentre la costa abruzzese soffre, la Liguria si prepara a un Ferragosto da “sold out”, mostrando un Paese spaccato in due.
Come se non bastasse, a Rimini la tensione si sposta sulla sicurezza. I bagnini sono scesi in protesta, marciando sulla battigia con striscioni e bandiere. Al centro della contesa c’è la nuova organizzazione della pausa pranzo, durante la quale un singolo “marinaio di salvataggio” si trova a dover sorvegliare un tratto di costa di 300 metri, il doppio rispetto ai 150 metri del servizio ordinario. Una protesta per chiedere più sicurezza per i bagnanti e, al tempo stesso, maggiori tutele per una categoria che ogni giorno veglia sulla tranquillità di migliaia di persone.



