Il virus West Nile fa paura anche in Sicilia: primo caso su un cavallo

Allarme West Nile in Sicilia: un cavallo positivo a Catania. L'Asp attiva la sorveglianza. Sintomi, rischi e prevenzione
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L’ombra del virus West Nile si allunga sulla Sicilia. Dopo i numerosi contagi che hanno recentemente interessato la Penisola, con 32 casi confermati in tutta Italia e due decessi, uno in Piemonte e uno nel Lazio, l’infezione trasmessa dalle zanzare fa la sua comparsa anche sull’Isola. Un cavallo è risultato positivo in provincia di Catania, come confermato dall’Azienda Sanitaria Provinciale (Asp).
La scoperta è avvenuta “grazie al costante monitoraggio svolto dai servizi del dipartimento di Prevenzione veterinaria”, ha sottolineato l’Asp.

L’equino, che si trova in un allevamento della provincia, manifestava sintomi riconducibili all’infezione. I successivi prelievi hanno sciolto ogni dubbio, con la diagnosi confermata dall’Istituto zooprofilattico sperimentale della Sicilia.

Fortunatamente, l’animale non mostra complicazioni gravi. Tuttavia, l’Asp ha prontamente diramato ai Comuni le direttive per intensificare la sorveglianza entomologica e adottare misure per il contenimento delle zanzare, unico vettore conosciuto del virus per uomini ed equini.

“La rete di monitoraggio veterinario e la preziosa collaborazione di allevatori e veterinari liberi professionisti sono state cruciali per un intervento tempestivo ed efficace”, ha commentato Emanuele Farruggia, direttore del dipartimento di Prevenzione veterinaria. “È fondamentale non abbassare la guardia nei mesi estivi, quando la circolazione virale è più intensa, e consolidare la sinergia tra le istituzioni”.

Francesco La Mancusa, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Sanità Animale, ha aggiunto: “Oltre alle azioni già intraprese, è essenziale precisare che cavalli e uomini, pur potendo contrarre il virus, sono considerati ospiti a fondo cieco. Ciò significa che non possono trasmetterlo e non sono parte della catena epidemiologica”.

Un ruolo chiave, secondo La Mancusa, lo gioca la prevenzione da parte dei cittadini: eliminare i ristagni d’acqua e proteggersi dalle punture sono gesti semplici ma efficaci per limitare la diffusione.

Nessun allarmismo, ma massima attenzione: è questo il monito di Antonio Cascio, direttore dell’unità di Malattie infettive del Policlinico di Palermo. “La presenza del virus in Sicilia non è una novità”, spiega l’esperto. “Non tutte le persone che si infettano sviluppano sintomi, sebbene in casi molto rari l’infezione possa avere esiti fatali”.

Il ciclo del virus ha origine dagli uccelli migratori, che vengono punti dalle zanzare, le quali a loro volta possono pungere l’uomo. I sintomi sono variabili: si va dall’assenza totale di disturbi a forme simil-influenzali, fino a quadri clinici più severi. “È necessario rivolgersi al pronto soccorso solo in presenza di alterazioni dello stato di coscienza o di una forte cefalea associata a febbre alta. Negli altri casi, è sufficiente una terapia di supporto”.

“Il Policlinico – prosegue Cascio – dispone di un centro di riferimento per la diagnosi. È imperativo che le autorità sanitarie mantengano una sorveglianza accurata, anche attraverso l’uso di trappole per zanzare nelle aree frequentate da cavalli malati o uccelli migratori, come la riserva dello Stagnone di Marsala”.

Per proteggersi, il medico consiglia l’uso di zanzariere, repellenti cutanei e di indossare abiti lunghi, specialmente al mattino presto e alla sera. “Un’attenzione particolare va prestata alle donazioni di sangue”, conclude Cascio. “Il virus può essere trasmesso tramite trasfusione, e chi riceve il sangue si trova in uno stato di salute più fragile e, di conseguenza, è maggiormente a rischio”.

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