Una comunità intera sotto shock, quella di Alcamo, per la scomparsa improvvisa di Fabrizio Nigrelli. A soli 42 anni, un malore si è portato via un vigile del fuoco esperto e un atleta amato da tutti. In servizio nel distaccamento di Brancaccio a Palermo, Fabrizio era un punto di riferimento per la sua professionalità e per l’incredibile attenzione che dedicava al benessere fisico e mentale, un vero esempio per chiunque lo conoscesse.
La sua morte ha lasciato un vuoto incolmabile e un senso di profonda ingiustizia. “Era nel pieno delle sue forze, rigoroso in tutto ciò che faceva, dal lavoro allo sport”, raccontano con la voce rotta dall’emozione i colleghi e gli amici. “Se è potuto succedere a lui, allora può capitare a chiunque di noi”.
Ma dietro il dolore, emerge con forza una rabbia troppo a lungo trattenuta. La tragedia di Fabrizio ha riacceso i riflettori sulle condizioni di lavoro insostenibili che i vigili del fuoco affrontano ogni estate in Sicilia. “Siamo al limite”, è il grido d’allarme che arriva dalle caserme. “Lavoriamo senza sosta con 40 gradi, i turni sono massacranti, gli organici ridotti all’osso e il nostro sacrificio non viene riconosciuto”. L’appello è diretto e senza filtri: “La politica deve intervenire subito, non può ricordarsi di noi solo quando c’è da piangere un collega”.
Una frustrazione che cresce di giorno in giorno al comando di Palermo, alimentata da anni di promesse non mantenute e fondi che non bastano mai.
Oggi pomeriggio, la città di Alcamo si è stretta attorno alla famiglia per l’ultimo saluto. I funerali, celebrati nella Chiesa Madre, hanno visto una partecipazione immensa: cittadini, amici e tantissimi colleghi in divisa, uniti per onorare un professionista impeccabile e un uomo straordinario.
Anche il sindaco di Alcamo, Domenico Surdi, ha espresso il cordoglio della città: “Con grande commozione, a nome di tutta la nostra comunità, piangiamo la scomparsa di Fabrizio Nigrelli, un giovane alcamese stimato e apprezzato da tutti. Un abbraccio affettuoso alla sua famiglia”.
L’addio a Fabrizio non è solo un momento di lutto, ma riapre una ferita profonda e una domanda che esige una risposta: per quanto ancora si può continuare a ignorare le richieste di chi, ogni giorno, mette a rischio la propria vita per salvare quella degli altri?



