Il Mediterraneo torna a essere un quadrante di massima attenzione strategica. La Federazione Russa ha incrementato la sua presenza navale nelle acque del “Mare Nostrum”, dispiegando un gruppo di tre navi da guerra, tra cui spicca un’unità equipaggiata con i temuti missili da crociera Kalibr. In parallelo, un’operazione di ricerca e tracciamento è scattata al largo delle coste italiane per monitorare i movimenti di un sottomarino russo, il Novorossiysk, le cui capacità offensive tengono in allerta le forze NATO.
La flotta di Mosca si rafforza nel ‘Mare Nostrum’
La conferma del nuovo schieramento russo è giunta direttamente dalla Marina Militare di Kiev, che attraverso il sito RBC-Ucraina ha dettagliato la composizione della forza navale. “Nel Mar Mediterraneo sono presenti tre navi da guerra nemiche, una delle quali è un vettore di missili da crociera Kalibr con una salva totale potenziale di quattro missili”, si legge nel comunicato ufficiale. Questa mossa segnala la volontà di Mosca di mantenere una proiezione di forza significativa in un’area nevralgica per gli equilibri geopolitici globali.
La presenza di vettori armati con missili Kalibr è un elemento di particolare preoccupazione. Queste armi, lunghe oltre sei metri, possiedono una gittata stimata tra i 1.500 e i 2.500 chilometri, capaci quindi di colpire obiettivi terrestri e navali a grande distanza con alta precisione. A rendere il quadro ancora più complesso è il contrasto con la situazione in altri teatri: nelle stesse ore, le forze ucraine non hanno rilevato alcuna nave da guerra russa né nel Mar Nero né nel Mar d’Azov, aree dove la flotta di Mosca ha subito perdite importanti a causa delle operazioni difensive di Kiev.
L’Ombra del Novorossiysk: allerta sottomarino in Sicilia
L’attenzione delle intelligence occidentali è concentrata in particolare sul sottomarino d’attacco a propulsione diesel-elettrica Novorossiysk. Questo battello, appartenente alla classe Kilo (progetto 636.3 Varshavyanka), è considerato uno dei più silenziosi al mondo, tanto da essere soprannominato dalla NATO “buco nero” per la sua capacità di operare in immersione per settimane rimanendo quasi impercettibile ai sonar.
La sua presenza nelle acque a sud della Sicilia ha innescato un’immediata risposta. Il Novorossiysk non è un’unità qualunque: oltre alla sua elusività, è in grado di trasportare e lanciare missili da crociera Kalibr, conferendogli una letale capacità di attacco verso bersagli terrestri e navali. La sua navigazione è monitorata costantemente da siti specializzati come Itamilradar, che tracciano i movimenti aerei e navali militari nell’area.
La risposta della NATO: caccia aerea da Sigonella
L’allerta ha fatto scattare un’intensa attività di pattugliamento aeronavale. Dalla base aerea di Sigonella, in Sicilia, si sono levati in volo assetti specializzati nella lotta antisommergibile (ASW – Anti-Submarine Warfare). Nello specifico, sono stati impiegati un velivolo ATR P-72A dell’Aeronautica Militare Italiana e un potente Boeing P-8A Poseidon della Marina degli Stati Uniti.
Secondo le analisi di Itamilradar, i due aerei hanno condotto operazioni congiunte sorvolando l’area di interesse a quote variabili. L’aereo italiano ha pattugliato un’ampia zona a est, sopra l’area dove si presume operi il rimorchiatore della Marina russa Jakob Grebelsky, che accompagna il sottomarino nel suo trasferimento. Le orbite più strette eseguite successivamente suggeriscono un tentativo di localizzare con precisione il Novorossiysk, che potrebbe navigare leggermente distanziato dal suo rimorchiatore di supporto. Rimane incerto se il sottomarino stia transitando in superficie, come spesso accade nei lunghi trasferimenti per preservare l’autonomia, o se proceda in immersione per testare le capacità di reazione della NATO.
Il contesto strategico: perché il Mediterraneo e non il Mar Nero?
Il dispiegamento del Novorossiysk e del Krasnodar (un altro sottomarino della stessa classe) nel Mediterraneo non è casuale, ma risponde a una precisa logica strategica. Entrambe le unità, originariamente parte della Flotta del Mar Nero, sono state riposizionate nel Mediterraneo prima dell’invasione su larga scala dell’Ucraina e non hanno più fatto ritorno alla loro base principale.
La ragione è legata alla vulnerabilità delle forze navali russe nel Mar Nero. La costante minaccia rappresentata dai droni marini e dai missili antinave ucraini ha già causato l’affondamento di diverse unità di Mosca, inclusi alcuni sottomarini. Il Cremlino preferisce quindi utilizzare il Mediterraneo come base sicura da cui proiettare la propria forza, mantenendo una minaccia latente sul fianco sud dell’Europa e preservando i suoi assetti più preziosi da rischi eccessivi.