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Venti di guerra USA-Iran, allerta massima a Sigonella e Niscemi, la Sicilia avamposto strategico

La base siciliana, hub cruciale per le operazioni americane nel Mediterraneo, entra in stato di massima vigilanza. L'Italia non è coinvolta, ma il conflitto è alle porte
Ultimo aggiornamento: 22/06/2025 - 09:22
di Redazione Web
Pubblicato 22 Giugno 2025
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lettura in 5 minuti

Nella notte, l’equilibrio precario del Medio Oriente è andato in frantumi. Un’operazione militare americana, ordinata direttamente dal Presidente Trump, ha colpito tre dei più sensibili siti nucleari iraniani: Fordow, Natanz ed Esfahan. L’attacco, fulmineo e inatteso nei tempi, rappresenta un’escalation drammatica, una mossa che molti analisti internazionali ritenevano una minaccia da campagna elettorale più che una reale opzione strategica, visti gli incalcolabili rischi di un conflitto allargato.

Il Presidente degli Stati Uniti ha invece rotto gli indugi, agendo senza attendere la scadenza dell’ultimatum di due settimane che lui stesso aveva imposto a Teheran. Una decisione che spiazza le diplomazie e proietta la regione verso uno scenario di guerra aperta. La reazione del governo islamico, affidata a una nota secca e minacciosa, non lascia spazio a interpretazioni: “Ora inizia la guerra”.

Sigonella, sentinella sul Mediterraneo

Le onde d’urto dell’attacco raggiungono immediatamente il Mediterraneo, e in particolare la Sicilia. La Naval Air Station di Sigonella, nel catanese, è entrata in stato di massima allerta. Da sempre considerata la “portaerei inaffondabile” degli Stati Uniti nel cuore del *Mare Nostrum*, la base assume un ruolo predefinito e cruciale in ogni crisi che coinvolge il Medio Oriente e il Nord Africa.

L’Italia, pur non essendo parte belligerante nel conflitto, si trova geograficamente proiettata in prima linea. Il teatro delle operazioni si apre al di là del Canale di Sicilia, rendendo la base un assetto tanto strategico quanto esposto.

L’attività nella base era già febbrile nei giorni precedenti al blitz. Secondo le analisi di ItaMilRadar, sito specializzato nel monitoraggio dei voli militari, un velivolo-spia Boeing P-8 “Poseidon” della US Navy, decollato proprio da Sigonella, ha condotto missioni anomale il 13, 15 e 16 giugno. L’aereo ha pattugliato per ore lo spazio aereo a ridosso di Israele, Libano e Striscia di Gaza. Il dato più rilevante, sottolineato da ItaMilRadar, è la natura della missione: “Una sorveglianza estremamente insolita”, con l’aereo che “ha volato a bassa quota, scendendo a tratti sotto i 240 metri”. Un profilo di volo che suggerisce una possibile ricerca di assetti sottomarini, forse in preparazione a un blocco navale o per mappare le difese costiere.

L’ombra dei droni e della sorveglianza globale

Al di là delle contingenze, l’identità moderna di Sigonella è quella di un hub tecnologico per la sorveglianza e l’intelligence. Dalla sua pista decollano quotidianamente droni a lungo raggio e aerei spia d’alta quota che possono monitorare vaste aree, dal Sahel al Caucaso, passando per il cuore del Medio Oriente.

La base ospita un arsenale di velivoli ISR (Intelligence, Surveillance, Reconnaissance): dai pattugliatori marittimi P-3 Orion e i più moderni P-8 Poseidon, ai droni per la sorveglianza strategica ad alta quota come il Global Hawk. A questi si aggiungono i velivoli “Male” (Medium Altitude Long Endurance) come i Reaper, che possono essere impiegati sia per la sorveglianza che per attacchi di precisione, essendo pilotati a migliaia di chilometri di distanza. Sigonella non è solo una base aerea, ma un centro nevralgico del sistema di sorveglianza NATO e uno dei principali centri di comando e controllo per i piloti di droni armati.

Un passato di conflitti e il fattore MUOS

La storia di Sigonella è intrecciata con i conflitti che hanno segnato la regione. Fu un pilastro logistico e operativo durante la Guerra del Golfo nel 1991 contro l’Iraq di Saddam Hussein, un conflitto a cui l’Italia partecipò attivamente con i propri caccia. Più di recente, nel marzo 2016, la base ha fornito supporto essenziale alle forze internazionali dell’operazione “Odissey Dawn” durante la crisi libica, ospitando F-16 danesi e velivoli di altre nazioni alleate.

Oggi, il livello di rischio per il territorio siciliano è amplificato da un’altra installazione strategica: il MUOS (Mobile User Objective System) di Niscemi. Parte di una rete globale composta da soli tre terminali terrestri nel mondo, il MUOS è un sofisticatissimo sistema di comunicazioni satellitari. La sua funzione ufficiale è gestire le comunicazioni militari, ma la sua capacità di raccogliere dati e governare satelliti lo rende di fatto uno snodo primario della sorveglianza globale americana. La presenza combinata di Sigonella e del MUOS trasforma la Sicilia da semplice retrovia a potenziale bersaglio strategico in caso di rappresaglia.

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ARGOMENTI:Crisi Medio Orientesigonella
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