Papà-killer siciliano uccideva i compagni della figlia, il primo ritrovato sull’A22

Una scatola di cartone sigillata, abbandonata sul ciglio dell’autostrada del Brennero. All’interno, il corpo di un uomo senza testa. Per 17 lunghi anni, questo macabro ritrovamento è rimasto uno dei cold case più fitti e inquietanti dell’Alto Adige. Oggi, quel mistero ha un nome e un colpevole. La vittima era Mustafa Sahin, un giovane di vent’anni. L’assassino, suo suocero, Alfonso Porpora, 61 anni, un emigrato siciliano già condannato all’ergastolo in Germania per una serie di efferati delitti che gli sono valsi il soprannome di “padre-killer di Sontheim”.

La verità è emersa dalle mura del penitenziario di Ellwangen, in Germania, dove Alfonso Porpora sta scontando la sua pena. Durante un interrogatorio, l’uomo, già noto per la sua spietata violenza, ha aggiunto un altro capitolo alla sua storia criminale, confessando l’omicidio del genero avvenuto nel lontano 2008. Questa ammissione ha innescato una rapida collaborazione tra la polizia del Baden-Württemberg e le autorità italiane. La Procura e la Squadra Mobile di Bolzano, messe al corrente, hanno riesumato i reperti fotografici di quel corpo senza nome.

Le immagini sono state inviate in Germania, dove si è consumato il momento più drammatico e risolutivo: la figlia di Porpora, moglie di Mustafa Sahin, ha riconosciuto il marito. Non dal volto, che mancava, ma dai vestiti che indossava e dalla forma delle sue mani, dettagli impressi nella memoria nonostante il tempo trascorso. La conferma scientifica è poi arrivata in modo inappellabile dalla comparazione del DNA con quello dei figli della coppia e dei genitori della vittima, chiudendo definitivamente il cerchio sull’identità del corpo martoriato.

L’omicidio di Mustafa Sahin affonda le radici in un contesto familiare malato e violento. Secondo le ricostruzioni, Porpora non aveva mai accettato l’unione tra sua figlia e il giovane di origini turche. Nonostante avesse costretto Mustafa a sposarla dopo che la ragazza era rimasta incinta, forse minacciandolo con una pistola secondo il racconto della figlia, covava un rancore profondo.

Quel rancore è esploso il 13 febbraio 2008 nel garage dell’abitazione di Porpora a Sontheim an der Brenz. Lì, il sessantunenne ha strangolato il genero. Subito dopo, ha caricato il corpo in auto e ha intrapreso un lungo viaggio verso l’Italia per disfarsi del cadavere. Agli inquirenti tedeschi, dopo la confessione, ha inizialmente fornito una falsa pista, indicando di aver abbandonato i resti tra Roma e Napoli. In realtà, il suo viaggio si era concluso molto prima, lungo l’A22, all’altezza di Chiusa, dove ha lasciato quello scatolone che per 17 anni ha custodito un segreto di morte.
La confessione sull’omicidio di Sahin ha permesso di collegare il caso altoatesino a una serie di altri delitti che hanno già portato Porpora alla condanna del carcere a vita. L’uomo non era un assassino occasionale, ma un predatore seriale che colpiva all’interno della sua stessa cerchia familiare. La sua violenza si è scatenata di nuovo nel 2014, quando ha ucciso un altro compagno della figlia, un uomo di nome Marco. La dinamica è stata terribilmente simile: la vittima è stata strangolata nello stesso garage, ma questa volta il corpo è stato smembrato con una motosega e i resti trasportati e nascosti in un bosco vicino a Enna, sua terra d’origine.

L’escalation criminale ha raggiunto il culmine nel 2018 con l’omicidio del proprietario del garage, assassinato dopo un tentativo di estorsione finito nel sangue, un crimine per cui sono stati condannati anche i figli di Porpora a pene di 9 e 15 anni.

Al centro di questa spirale di orrore si trova la figura tragica della figlia di Porpora. Costretta a un matrimonio non voluto, è diventata vedova per mano di suo padre. Dopo l’omicidio di Mustafa, è stata obbligata a mentire, a raccontare agli inquirenti che suo marito se n’era andato di sua spontanea volontà, coprendo così l’assassino.Ha visto poi un secondo compagno, Marco, subire la stessa sorte atroce.La sua vita è stata devastata dalla violenza di un padre padrone trasformatosi in un killer spietato. Oggi, con il peso di un passato inimmaginabile, sta faticosamente cercando di ricostruire la propria esistenza.

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