Palermo, cavallo stramazza al suolo per il caldo davanti al Massimo

Palermo si scopre ancora una volta fragile e impreparata di fronte all’arrivo della prima, violenta ondata di calore estivo. A farne le spese, come un tragico copione che si ripete, è stato un cavallo utilizzato per il traino delle carrozze turistiche. L’animale si è accasciato al suolo, sfinito, nel cuore del centro cittadino, davanti alla cornice iconica del Teatro Massimo, simbolo di una città che mostra il suo volto più duro proprio dove offre ai turisti la sua immagine da cartolina.
L’episodio, avvenuto nel primo pomeriggio di oggi, ha immediatamente riacceso i riflettori su una questione mai sopita: lo sfruttamento degli animali per un’attrazione turistica che da anni divide l’opinione pubblica e infiamma il dibattito politico.
La denuncia social e le accuse
A documentare l’accaduto e a innescare la miccia della protesta è stato l’attivista per i diritti degli animali Enrico Rizzi. Attraverso un post sul suo profilo Facebook, ha diffuso l’immagine del cavallo riverso sull’asfalto rovente, una foto scattata da un cittadino che lo ha allertato. “La foto è stata scattata cinque minuti fa”, ha scritto Rizzi, sottolineando l’immediatezza del fatto e aggiungendo che l’animale era ancora a terra al momento della segnalazione.
Le sue parole non lasciano spazio a interpretazioni e si traducono in un atto d’accusa diretto e circostanziato verso le massime cariche dell’amministrazione comunale. “Sindaco Lagalla e Assessore Ferrandelli siete complici di questa vergogna!”, ha tuonato l’attivista, attribuendo una responsabilità politica precisa all’accaduto. Rizzi ha inoltre reso noto di aver contattato l’onorevole Ismaele La Vardera, chiedendogli un intervento sul posto, a testimonianza della volontà di portare la questione su un piano istituzionale più alto.
Un’ordinanza che fa discutere
L’episodio assume contorni ancora più gravi se si considera il contesto normativo recente. Solo pochi giorni fa, infatti, il Comune di Palermo aveva ripristinato l’ordinanza estiva per la tutela degli equidi. Un provvedimento pensato proprio per evitare scene come quella di oggi, che vieta la circolazione delle carrozze nelle ore più calde della giornata, generalmente tra le 13:30 e le 15:30, con un’estensione dell’orario in caso di allerte per ondate di calore. L’ordinanza prevede anche pause obbligatorie, una scorta d’acqua di almeno dieci litri a bordo di ogni carrozza e l’obbligo di rinfrescare gli animali con docciature e spugnature presso i punti di abbeveraggio istituiti in città.
La scena del cavallo crollato davanti al Teatro Massimo solleva quindi un interrogativo fondamentale: l’ordinanza è sufficiente? E soprattutto, chi è preposto a farla rispettare? L’esistenza di regole, evidentemente, non si è tradotta in una tutela efficace, alimentando il sospetto che i controlli siano carenti o del tutto assenti.
Un problema non nuovo per la città
Quello delle carrozze turistiche è un dossier che scotta da anni sul tavolo delle amministrazioni palermitane. Episodi simili non sono purtroppo una novità e hanno costellato le cronache cittadine, portando a proteste, manifestazioni e a un inasprimento progressivo delle regole. Le associazioni animaliste da tempo chiedono una soluzione drastica: l’abolizione totale delle carrozze a trazione animale e la loro sostituzione con mezzi elettrici, come già avviene in altre città d’arte nel mondo.
Questa proposta, sostenuta anche da una parte della politica, si scontra con la resistenza della categoria dei cosiddetti “gnuri”, i cocchieri, che difendono un’attività definita tradizionale e un lavoro che si tramanda da generazioni.
L’immagine di oggi, tuttavia, è più potente di qualsiasi dibattito. Un cavallo sfinito sull’asfalto non è una cartolina, ma il simbolo di una sofferenza che interroga la coscienza di un’intera città, stretta tra la volontà di accogliere i turisti e il dovere etico di tutelare gli esseri viventi. La questione ora torna con prepotenza all’attenzione della politica, chiamata a dare risposte che non siano solo di facciata, ma che affrontino alla radice un problema che, a ogni estate, presenta il suo conto doloroso.