L’ombra dei dazi americani incombe sulla Sicilia, gettando un’inquietudine crescente sul settore vinicolo dell’isola. Il 2 aprile, data prevista per l’entrata in vigore delle nuove tariffe volute dal presidente USA Donald Trump, è segnato in rosso sui calendari dei produttori. Il vino, insieme a formaggi, olio, aceto e pasta, è tra i prodotti europei nel mirino delle imposte all’importazione, mettendo a repentaglio un mercato cruciale per l’economia siciliana.
La Sicilia, gigante vinicolo italiano, teme il crollo delle esportazioni
La Sicilia vanta una posizione di rilievo nel panorama vinicolo italiano. Con oltre 95.000 ettari coltivati, rappresenta il secondo vigneto d’Italia per estensione, e detiene il primato nazionale per la superficie dedicata alla produzione biologica, secondo i dati dell’Osservatorio sulla competitività delle Regioni del Vino – Sicilia, realizzato da Nomisma Wine Monitor in collaborazione con UniCredit. Le esportazioni, in particolare verso gli Stati Uniti, costituiscono una componente fondamentale del fatturato delle aziende vinicole siciliane, con un impatto positivo sull’intera filiera.
Esportazioni in crescita e il rischio di un brusco arresto
Nel 2023, l’export di vini bianchi DOP siciliani verso gli Stati Uniti ha registrato una crescita del 29%, a dimostrazione dell’importanza strategica di questo mercato. L’introduzione dei dazi rischia di compromettere questo trend positivo, vanificando gli sforzi e gli investimenti delle aziende siciliane.
Coldiretti Sicilia lancia l’allarme: “Rischio catastrofe economica”
Francesco Ferreri, presidente di Coldiretti Sicilia, esprime forte preoccupazione per le possibili conseguenze dei dazi americani. “Il vino è tra i prodotti che potrebbero essere colpiti dalle nuove tariffe – afferma Ferreri – e questo rappresenta un grave rischio per le nostre imprese. Il mercato nordamericano è tra i più importanti per il settore vinicolo siciliano, e l’introduzione dei dazi potrebbe avere un impatto devastante. È fondamentale un intervento dell’Unione Europea per trovare una soluzione che scongiuri una catastrofe economica”.
Le scorte americane e l’ombra dei dazi
Anticipando l’introduzione dei dazi, molti importatori americani hanno aumentato le scorte di vino siciliano, come riportato da Il Sole 24 Ore, per far fronte alla domanda e proteggersi dalle possibili conseguenze delle nuove tariffe. Secondo uno studio commissionato da Assovini e presentato all’Università di Messina, l’export verso gli Stati Uniti rappresenta il 28% del totale delle esportazioni vinicole siciliane.
Un costo elevato per l’economia italiana
L’impatto dei dazi americani non si limiterebbe al settore vinicolo siciliano, ma colpirebbe l’intero comparto agroalimentare italiano. Secondo un’inchiesta dell’AGI, il costo per le singole filiere potrebbe raggiungere quasi 500 milioni di euro per il vino, 240 milioni per l’olio d’oliva, 170 milioni per la pasta e 120 milioni per i formaggi. Lo scorso anno, secondo il Centro Studi di Confindustria, le vendite di beni italiani negli USA hanno raggiunto circa 65 miliardi di euro, con un surplus di quasi 39 miliardi.
Il mercato americano: un investimento trentennale a rischio
“Il mercato americano è strategico per il vino siciliano – sottolinea Ferreri – e i produttori dell’isola hanno investito negli ultimi 30 anni per posizionare i propri prodotti. I dazi rischiano di vanificare questi sforzi, causando non solo perdite economiche, ma anche un danno d’immagine difficile da recuperare”.
Blocco delle esportazioni: i container restano fermi
Intanto la minaccia dei dazi ha portato al blocco di alcune esportazioni di vino italiano verso gli Stati Uniti. I container carichi di bottiglie sono fermi, in attesa di conoscere il destino delle nuove tariffe. Spedire ora significherebbe far arrivare il vino sul mercato americano dopo il 2 aprile, data prevista per l’entrata in vigore dei dazi. L’incertezza regna sovrana, e il settore vinicolo italiano trattiene il respiro.