Un nuovo polmone verde prende vita sul Monte Pellegrino, a Palermo, nei pressi del Santuario di Santa Rosalia. Quattrocento alberi, donati dal Gruppo Mangia’s, sono stati piantati in un’area che collega il santuario con il punto panoramico, creando quello che si preannuncia come un vero e proprio “bosco del futuro”.
L’iniziativa, promossa con la collaborazione dell’ASD Panormus presieduta da Giuseppe Cuttaia, ha visto la partecipazione di numerosi cittadini palermitani, insieme ai Rangers della riserva, al direttore Giovanni Provinzano, al rettore del santuario Don Natale Fiorentino, al direttore dell’Orto Botanico Rosario Schicchi e all’assessore allo Sport e al Turismo Alessandro Anello.
La selezione delle specie arboree, tra cui lentisco, olivastro, fillirea, frassino da manna, leccio e alaterno, è stata curata da esperti del settore, come l’agronomo Claudio Benanti, per garantire la perfetta integrazione con la macchia mediterranea preesistente. Il Gruppo Mangia’s, guidato da Marcello Mangia, non si è limitato alla donazione delle piante, ma ha anche provveduto a interventi di manutenzione dell’area, sia sulla vegetazione che sulle recinzioni.
Questo intervento rappresenta solo la prima fase di un più ampio progetto di valorizzazione della riserva naturale di Monte Pellegrino da parte del Gruppo Mangia’s. “Monte Pellegrino è la casa di tutti i palermitani”, dichiara Marcello Mangia. “Contribuire alla sua tutela è un dovere e un piacere, soprattutto in un luogo così simbolico per la città. Piantare 400 alberi vicino al Santuario di Santa Rosalia, in occasione dei 400 anni del Festino, ha per noi un significato ancora più speciale”.
L’assessore Anello ha espresso gratitudine e apprezzamento per l’iniziativa: “Ringraziamo il Gruppo Mangia’s per questo gesto significativo, un prezioso contributo per l’ambiente e un esempio di come pubblico e privato possano collaborare per la tutela del patrimonio naturale”.
Il direttore della riserva, Giovanni Provinzano, ha sottolineato l’importanza strategica dell’intervento: “Queste piante, specie autoctone della macchia mediterranea, diventeranno piante portaseme, contribuendo alla rigenerazione della riserva. L’operazione ha anche permesso di sostituire le piante che non erano attecchite in passato, integrandosi perfettamente con i precedenti lavori di riforestazione”.