Blitz antimafia a Palermo: la caccia alla cassaforte segreta

Mafia a Palermo, caccia al tesoro dopo il blitz: perquisizioni a tappeto. Dopo il maxi blitz di febbraio che ha portato a 181 arresti, i Carabinieri continuano la loro incessante caccia alla cassa del mandamento mafioso di Porta Nuova a Palermo. L’obiettivo è recuperare il denaro accumulato dall’organizzazione criminale attraverso attività illecite come traffico di droga, estorsioni e gioco d’azzardo.
Perquisizioni tra Zisa, Borgo Nuovo e corso Calatafimi
Nella notte, i militari dell’Arma hanno eseguito una quindicina di perquisizioni in abitazioni e magazzini tra i quartieri Zisa, Borgo Nuovo e la zona di corso Calatafimi. Le operazioni si sono concentrate in diverse vie, tra cui via Bernardo Cabrera, vicolo Zisa, via Regina Bianca, via Cipressi, cortile Morici, via Gioviano Pontano e largo Giarrusso, dove risiedono alcuni familiari degli indagati. I controlli si sono estesi anche a via Trasselli, traversa di corso Calatafimi, e a via Castellana a Borgo Nuovo.
Obiettivo: la cassa del mandamento e non solo
Oltre alla cassa contenente documenti contabili, i Carabinieri sono alla ricerca di armi e droga. Tra le abitazioni perquisite figura anche quella di Giuseppa Comandè, sorella di Stefano Comandè, considerato il braccio destro del boss Tommaso Lo Presti, anch’egli arrestato nel blitz di febbraio. Intercettazioni telefoniche suggeriscono che Lo Presti, temendo l’arresto, avrebbe affidato la cassa a Filippo Maniscalco, anch’egli finito in manette.
La cassa di Porta Nuova: un capitolo chiave dell’ordinanza
L’ordinanza di custodia cautelare dedica ampio spazio alla cassa di Porta Nuova, ripercorrendo le vicende del mandamento a partire dall’omicidio di Giuseppe Incontrera, ucciso a colpi di pistola nel giugno 2022 nella zona dei Danisinni. Incontrera, all’epoca, si presume fosse il cassiere del clan. L’ordinanza ricostruisce anche l’ascesa di Giuseppe Auteri, divenuto reggente dell’organizzazione criminale fino alla sua cattura nell’aprile 2023. Subito dopo l’omicidio di Incontrera, mentre la salma era ancora in casa, iniziarono le ricerche della cassa.
La pressione di Stefano Comandè per recuperare il denaro
Stefano Comandè si adoperò attivamente per recuperare la cassa, arrivando a sollecitare la cognata della vittima, persino mentre la bara di Incontrera era ancora in casa in attesa della sepoltura. Le sue manovre sono state svelate grazie a uno spyware installato sul suo telefono. Comandè, preoccupato che la cassa potesse finire nelle mani sbagliate, spiegò dettagliatamente a Carmelo De Luca, uno dei suoi collaboratori, come recuperarla. Le istruzioni prevedevano di avvicinare la cognata di Incontrera nella rampa delle scale, per evitare intercettazioni ambientali, e, dopo averle espresso condoglianze, chiederle informazioni sulla cassa. Comandè temeva che il denaro potesse finire nelle mani sbagliate e voleva assicurarsi che tornasse sotto il controllo del clan.