Operazione antimafia a Palermo e provincia, il boss nostalgico del film Il Padrino

Blitz antimafia a Palermo e provincia. Scoperta una rete di comunicazione illegale nelle carceri. I boss nostalgici della vecchia mafia

L’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo che ha portato ai 181 arresti ha svelato un preoccupante sistema di comunicazione illegale all’interno delle carceri. Secondo gli inquirenti, i mafiosi detenuti utilizzerebbero microsim e cellulari criptati, introdotti clandestinamente nelle celle, per comunicare tra loro e impartire ordini all’esterno. Questo sofisticato sistema di comunicazione permetterebbe ai boss di aggirare le intercettazioni e continuare a gestire i propri affari criminali anche dietro le sbarre.

Un sistema di comunicazione quasi impossibile da intercettare

La particolarità di questo sistema risiede nell’utilizzo di telefoni “citofono”, apparecchi destinati esclusivamente alla ricezione delle chiamate provenienti dai cellulari criptati. Questa strategia rende estremamente difficile per le forze dell’ordine incrociare i dati e ricostruire le conversazioni, ostacolando le indagini. L’utilizzo di questa tecnologia dimostra un elevato livello di organizzazione e la capacità di adattamento delle organizzazioni mafiose alle nuove tecnologie.

Traffici di droga e summit organizzati dal carcere

Grazie a questi cellulari criptati, i boss mafiosi riuscirebbero a coordinare traffici di droga e organizzare summit anche durante la detenzione. Questo sistema di comunicazione illegale rappresenta una seria minaccia per la sicurezza nazionale, consentendo ai criminali di continuare a operare indisturbati e mantenere il controllo delle proprie organizzazioni. L’indagine della DDA di Palermo ha messo in luce la necessità di rafforzare i controlli all’interno degli istituti penitenziari e di adottare nuove strategie per contrastare l’utilizzo di tecnologie sempre più sofisticate da parte della criminalità organizzata.

Nostalgia per la vecchia Cosa Nostra

L’indagine ha inoltre rivelato una certa nostalgia tra le fila mafiose per la “vecchia” Cosa Nostra e per i boss del passato. Intercettazioni ambientali hanno registrato le conversazioni del capomafia di Brancaccio, Giancarlo Romano, che esprimeva il suo rammarico per il declino dell’organizzazione e criticava il livello delle nuove leve. Romano rimpiangeva i tempi in cui i boss mafiosi godevano di maggiore prestigio e spessore criminale, e criticava la facilità con cui i nuovi affiliati si pentivano dopo l’arresto.

Il rimpianto per i boss del passato

Il boss Romano, nelle sue conversazioni intercettate, esprimeva ammirazione per i boss del passato, ricordando il loro “potere” e la loro influenza negli ambienti politici ed economici. Faceva riferimento al film “Il Padrino” come esempio del tipo di potere e influenza che i mafiosi di un tempo erano in grado di esercitare. Romano criticava aspramente le nuove generazioni di mafiosi, accusandoli di essere troppo “bassi” e di non essere all’altezza dei loro predecessori. Secondo Romano, i veri affari, un tempo gestiti da Cosa Nostra, ora sarebbero nelle mani di altri.

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