Incornato da una capra, il corno gli perfora cranio e cervello: salvato al Policlinico

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Un incidente che ha dell’incredibile, una storia di sopravvivenza che si conclude con un lieto fine grazie alla perizia dei medici del Policlinico Universitario di Messina. È tornato a casa e sta bene l’uomo che, poche settimane fa, è stato vittima di un evento traumatico rarissimo: l’incornata di una capra che, con una forza devastante, gli ha perforato il bulbo oculare.

La traiettoria del corno non si è fermata all’occhio. In una frazione di secondo, ha proseguito la sua corsa, frantumando la base cranica e raggiungendo il tessuto cerebrale. Una lesione gravissima che avrebbe potuto avere conseguenze fatali.

Trasportato d’urgenza al Policlinico “G. Martino”, il paziente è stato immediatamente preso in carico da un’équipe multidisciplinare, in una vera e propria corsa contro il tempo. I professori Nino Germanò e Giovanni Raffa, dell’Unità di Neurochirurgia, insieme ai professori Alessandro Meduri e Felicia Ferreri, dell’Unità di Oftalmologia, hanno unito le loro competenze per affrontare una situazione di estrema criticità.

L’intervento si è svolto in più fasi. La priorità assoluta è stata la messa in sicurezza dell’area cerebrale. I neurochirurghi hanno eseguito un’operazione lunga e delicata per riparare lo sfondamento della base del cranio e ricostruire meticolosamente le meningi, le membrane protettive che avvolgono il cervello.

Parallelamente, la squadra di oftalmologia ha affrontato la complessa gestione dell’occhio. In un primo momento, è stato necessario suturare il bulbo oculare perforato per stabilizzarlo. Una volta scongiurato il rischio di infezioni cerebrali, a una settimana di distanza, il paziente è tornato in sala operatoria per la fase più complessa: la ricostruzione della retina.

L’intervento, durato ben otto ore, è stato un capolavoro di microchirurgia. Attraverso una vitrectomia, la retina, che era stata completamente lacerata dal trauma, è stata riposizionata e riattaccata. Per mantenerla in sede durante il processo di guarigione, i chirurghi hanno iniettato all’interno dell’occhio dell’olio di silicone, una tecnica avanzata utilizzata nei casi più gravi.

A pochi giorni dall’operazione, i controlli hanno dato esito positivo: la base cranica è perfettamente riparata e la retina è tornata nella sua posizione anatomica corretta. Il paziente, oltre ad essere fuori pericolo, sta progressivamente riacquistando la vista, un risultato che ha del miracoloso.

“Questo è un esempio lampante di buona sanità”, ha commentato il Direttore Generale dell’Azienda, Giorgio Giulio Santonocito, sottolineando come la sinergia tra le Unità Operative di Neurochirurgia e Oftalmologia sia stata decisiva. “Eventi traumatici di questa portata dimostrano il ruolo cruciale di un’Azienda Ospedaliera Universitaria. La capacità di mettere in campo molteplici specialità ci consente di offrire trattamenti salva-vita. Un plauso va ai nostri professionisti per il loro impegno quotidiano e un augurio di piena guarigione al paziente”.

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