“L’hanno trovata viva”: l’urlo che illude Favara, poi il caos e familiari di Marianna colti da malore

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Un’illusione durata pochi, interminabili minuti. Erano le 12:15 quando un grido ha squarciato l’angoscia che da quattro giorni attanaglia Favara: “L’hanno ritrovata viva, l’hanno ritrovata viva!”. Una voce, forse amplificata da un video circolato troppo in fretta, che ha trasformato la speranza sopita in una corsa frenetica verso la zona del Conzo, il punto in cui Marianna Bello è stata vista per l’ultima volta.

In un attimo, la quiete surreale delle ricerche si è trasformata in caos. Le catene che sigillavano le grate del collettore fluviale, un canale già ispezionato più volte, sono state tranciate di netto. Soccorritori del 118 e Vigili del Fuoco si sono calati ancora una volta in quel budello oscuro, spinti da un’ultima, disperata possibilità. Ma dentro, hanno trovato solo il vuoto. Il silenzio.

La conferma, gelida e inequivocabile, è arrivata poco dopo dai comandi di Polizia di Stato e Vigili del Fuoco: di Marianna, la mamma di 38 anni inghiottita dal fiume di fango e acqua di mercoledì, non c’era alcuna traccia.

La delusione, cocente come una ferita, si è trasformata in tensione. In piazza Della Libertà sono scoppiate delle baruffe, un’esplosione di rabbia e frustrazione che ha richiesto l’intervento di Polizia e Carabinieri per riportare la calma. Il peso di quella falsa speranza è crollato addosso ai familiari della donna, alcuni dei quali sono stati colti da malore, sopraffatti dal dolore. Un equivoco nato dall’apprensione, dal desiderio collettivo e fortissimo di poter scrivere un finale diverso a questa tragedia.

Mentre la città faceva i conti con l’ennesima pugnalata, la macchina dei soccorsi non si è fermata un solo istante. Anzi, si è ulteriormente potenziata. In questo quarto giorno di ricerche, l’intera Sicilia sembra essersi stretta attorno a Favara.

Da Nicolosi, alle pendici dell’Etna, è giunto il nucleo di Soccorso Alpino della Guardia di Finanza (SAGF), un’unità d’eccellenza specializzata in interventi in ambienti impervi e in caso di calamità naturali. Ad accoglierli, il comandante provinciale delle Fiamme Gialle, il colonnello Gabriele Baron. Con loro anche “Tito”, un pastore tedesco dell’unità cinofila, il cui fiuto è ora una delle poche speranze rimaste per compiere quello che, ora dopo ora, assomiglia sempre di più a un miracolo.

Si continua a scavare nel fango, a dragare i canali, a perlustrare ogni centimetro di terra martoriata. Il sindaco, Antonio Palumbo, è sul campo dal primo minuto, simbolo di una comunità che non si arrende, aggrappata alla flebile speranza di poter riabbracciare Marianna.

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