Si stringe il cerchio attorno alla banda delle “spaccate” che per mesi ha seminato il panico tra i commercianti di Palermo e della sua provincia. Stavolta, a finire nella rete della Polizia di Stato sono due giovanissimi, entrambi di appena 16 anni, ritenuti responsabili di una lunga scia di colpi messi a segno con violenza e spregiudicatezza.
Per uno dei due ragazzi, considerato dagli inquirenti una delle figure centrali, il giudice per le indagini preliminari del tribunale per i minorenni ha disposto la misura più severa: si sono aperte le porte del carcere minorile. Per il suo presunto complice, coetaneo, è stata invece decisa la permanenza in casa, un provvedimento che lo obbliga a non allontanarsi dalla sua abitazione.
Le indagini, meticolose e complesse, si sono basate sull’analisi di ore e ore di filmati registrati dalle telecamere di sorveglianza. Immagine dopo immagine, i poliziotti hanno ricostruito il modus operandi del duo: auto rubate, spesso di piccola cilindrata, venivano usate come arieti per sfondare le vetrine dei negozi in piena notte. Una volta creato il varco, i giovani si introducevano all’interno, arraffando contanti e merce in pochi istanti per poi fuggire.
Ma non è tutto. Le accuse per uno dei due minorenni si aggravano con un’ipotesi di reato particolarmente odiosa: il tentativo di estorsione con il metodo del “cavallo di ritorno”. Dopo aver rubato un veicolo, avrebbe contattato il proprietario chiedendo una somma di denaro per la sua restituzione.
Questi ultimi arresti rappresentano un nuovo, importante capitolo di un’inchiesta ben più ampia, coordinata dalla Procura, che lo scorso giugno aveva già inferto un duro colpo all’organizzazione criminale. In quell’occasione, finirono in manette sette persone, tutte residenti nel quartiere Borgo Nuovo e di età compresa tra i 20 e i 55 anni. L’operazione di giugno portò in carcere Nicola Napoli (23 anni), Massimo Spatola (23), Angelo Di Francesco (20), Dario Li Vigni (20) e il giovanissimo Liborio Mineo (18), mentre per Alessio Castrofilippo (22) e Giuseppe Billeci (55) furono disposti gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Un ottavo uomo risulta ancora oggi irreperibile.
Proprio da quel filone investigativo era emerso il coraggio di una donna di Bagheria che, dopo aver subito il furto della sua auto e la successiva richiesta estorsiva, si era rifiutata di pagare. Una scelta di legalità che le costò cara: la sua macchina fu ritrovata poco dopo, completamente vandalizzata. Ma la sua denuncia è stata uno degli elementi chiave che ha permesso agli investigatori di dare un volto e un nome ai presunti responsabili.



