Favara trattiene il respiro, aggrappata a un filo di speranza per Marianna Bello, la mamma di 38 anni inghiottita ieri dalla furia di una “bomba d’acqua” che ha devastato la città. Mentre le ricerche proseguono senza sosta, trasformando un tranquillo vallone in un cantiere di speranza e disperazione, dal fango è emerso un dettaglio che strazia il cuore: il suo portafoglio.
A ritrovarlo sono stati i Vigili del Fuoco, impegnati da ore a scavare tra detriti e melma. All’interno, intatta, la fotografia di uno dei suoi tre figli. Un’immagine che rende ancora più tangibile il dramma di una famiglia e di un’intera comunità sconvolte. La borsa, che si presume appartenga a Marianna, è stata rinvenuta poco distante, nel canalone fangoso che si snoda nei pressi del depuratore, un’area impervia che dal centro urbano scende verso contrada Esa Chimento.
Le operazioni non si sono mai fermate. Le ruspe continuano a rimuovere tonnellate di fango e detriti, mentre il canalone che da piazza Indipendenza corre verso la foce del fiume Naro è stato dragato sin dalle prime luci dell’alba. Per facilitare il lavoro incessante dei soccorritori, il Comune ha preso la difficile decisione di sospendere l’erogazione dell’acqua in tutta la città.
La gravità della situazione è testimoniata dalla presenza sul posto delle massime cariche istituzionali: il prefetto di Agrigento, Salvatore Caccamo, e il questore Tommaso Palumbo sono arrivati per supervisionare le operazioni e portare il loro sostegno alla squadra di soccorso e ai familiari. Si continua a scavare, a cercare, a sperare contro ogni logica, con gli occhi di un’intera provincia puntati su quel pezzo di terra martoriato dall’acqua.



