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Una città ammutolita, sospesa tra la rabbia e un dolore sordo che toglie il fiato. Agrigento piange la scomparsa di Marco Chiaramonti, 52 anni, strappato alla vita e all’affetto dei suoi cari in una tragica serata alle porte di San Leone. L’uomo era a bordo del suo scooter su viale Emporium quando il suo percorso si è interrotto per sempre.
Stando a una prima ricostruzione, ancora al vaglio dei Carabinieri intervenuti sul posto, a tradire Marco sarebbe stata una buca sull’asfalto. Un avvallamento “killer” che gli avrebbe fatto perdere il controllo del mezzo, facendolo schiantare fatalmente. Saranno ora i rilievi e le indagini a dover chiarire la dinamica esatta e ad accertare le responsabilità su una condizione stradale che da tempo solleva polemiche e preoccupazione. Ma mentre la giustizia fa il suo corso, per la comunità agrigentina è solo il tempo delle lacrime.
Marco non era solo un numero nelle statistiche degli incidenti stradali. Era un padre amorevole, un marito, un professionista stimato e un punto di riferimento per tanti. Conosciutissimo in città, negli ultimi anni la sua grande passione per il tennis era diventata la sua professione: gestiva con dedizione il circolo di via San Vito, dove insegnava l’arte della racchetta a giovani e adulti.
A rendere la tragedia ancora più straziante è una coincidenza crudele, un gioco beffardo del destino. Marco è morto a dieci anni esatti dalla scomparsa del fratello Gabriele, anche lui vittima di un fatale incidente stradale autonomo il 21 settembre del 2015. I fratelli Chiaramonti, legatissimi e intraprendenti, erano volti noti della città. Insieme avevano animato la vita agrigentina gestendo locali di successo che hanno segnato un’epoca, come il Nordafrica a San Leone e lo storico ristorante Qoc in centro.



