“L’immensità” di una figlia e un’eredità fatta d’amore. Sono parole cariche di dolore e orgoglio quelle che Maria Concetta Zaccaria ha affidato a una lettera struggente per ricordare sua figlia, Sara Campanella, la studentessa di Palermo uccisa a Messina da un collega universitario. Un messaggio potente, svelato durante la trasmissione Morning News su Canale 5, che vuole trasformare una tragedia immane in un testamento universale: “l’amore per sé stessa e per gli altri”.
Nel suo racconto, la madre di Sara dipinge il ritratto di una ragazza piena di sogni, ripercorrendo le sue ultime ore di felicità. “Il 31 marzo, Sara usciva felice dalla sua ‘seconda casa’, il Policlinico di Messina”, scrive la signora Zaccaria. Quel pomeriggio, infatti, un professore aveva accettato di farle da relatore per la tesi di laurea, un traguardo che la riempiva di gioia. “Sono certa che aveva il cuore che batteva a mille”, continua la madre. “Mi ha subito chiamata, ma io avevo distrattamente lasciato il mio cellulare in macchina e non ho risposto”.
Pochi istanti dopo, quella felicità si è trasformata in orrore. “Subito dopo essere uscita, tutto è cambiato: quella gioia è mutata in paura e dolore”. La madre sottolinea con forza la dinamica di quella violenza: “I suoi ideali di vita e i suoi sogni sono stati brutalmente spezzati per avere detto, per l’ennesima volta, con coraggio e determinazione ‘NO’ a chi considerava una persona qualunque”.
Quello di Sara viene definito dalla madre un “femminicidio atipico”, un crimine che “riscrive una pagina nuova nella storia di violenza alle donne”. La ragione è chiara e agghiacciante: “Chi uccide questa volta non è l’ex, il compagno, il marito… Chi uccide è un collega di corso”. Tra Sara e il suo assassino, chiarisce la lettera, “non vi era alcun tipo di rapporto se non quello di civile convivenza e condivisione degli stessi spazi di studio”.
Eppure, l’uomo desiderava ossessivamente quel rapporto, arrivando a credere che Sara fosse sua e “doveva esserlo a tutti i costi”. Una logica folle e possessiva, culminata nella convinzione che, uccidendola, “non sarebbe stata più di nessuno”. Ma la madre di Sara conclude con un messaggio di speranza e condivisione che sfida quella violenza: “Ma si sbagliava. Sara è diventata figlia, sorella, nipote, amica, collega di tutti”.



