Cronaca

Entra in mare e partorisce da sola una bimba, poi la abbandona: la storia di Giulia, salvata da 6 ragazzi

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Una notte d’agosto, sotto un cielo stellato sulla costa della Locride, si è consumata una storia che ha dell’incredibile, un racconto di solitudine, dolore e, infine, di speranza. Protagonista una giovane donna piemontese, in vacanza a Caulonia, che ha scelto le onde del Mar Ionio per dare alla luce la sua bambina.

Quando le contrazioni si sono fatte insopportabili, segnale inequivocabile dell’imminente arrivo, la donna non ha cercato un ospedale. Si è diretta verso la spiaggia deserta, vicino alla foce della fiumara Amusa. Lì, immersa fino alla vita nell’acqua, ha partorito da sola una bimba di circa tre chili. Con una lucidità sorprendente, nonostante lo shock e la fatica, è uscita dal mare, ha reciso il cordone ombelicale con una lama affilata e ha adagiato la piccola, avvolta in una felpa, vicino a dei cespugli.

Il suo gesto non è passato inosservato. A pochi metri di distanza, un gruppo di sei ragazzi del posto – due ragazze e quattro ragazzi – stava per fare un bagno di mezzanotte. Inizialmente, vedendola entrare in acqua vestita, hanno temuto il peggio, un gesto disperato. Poi, un flebile vagito ha squarciato il silenzio della notte, rivelando la verità.

Con delicatezza, i giovani si sono avvicinati. Hanno trovato una madre spaventata e una neonata che aveva bisogno di tutto. “Era piccolissima, la mamma era sotto shock”, ha raccontato una delle soccorritrici. Superata la diffidenza iniziale, la donna si è lasciata aiutare, confidando di essere arrivata da Torino e di avere già un piano: partorire e dare la piccola in adozione.

Mentre la confortavano, uno dei ragazzi ha allertato discretamente il 118. In pochi minuti, un’ambulanza ha raggiunto la spiaggia, prendendo in cura madre e figlia e trasportandole d’urgenza all’ospedale di Locri.

Una volta in ospedale, la storia ha preso la piega che la madre aveva preannunciato. Dopo circa 36 ore, ricevute le cure necessarie, ha chiesto di essere dimessa, confermando la sua volontà di non riconoscere la bambina, che ha chiamato Giulia. Ha spiegato di non potersene occupare, lasciandola così alle cure del reparto di Pediatria.

Ora Giulia sta bene. La sua nascita drammatica si è trasformata in un nuovo inizio. L’autorità giudiziaria e i servizi sociali si sono subito attivati per avviare il percorso che la porterà a una famiglia affidataria. Intanto, sulla spiaggia di Caulonia, sono rimasti sei “zii” speciali. I ragazzi che l’hanno salvata continuano a chiedere sue notizie, legati per sempre a quella notte e a quel primo, flebile pianto in riva al mare.

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Redazione Web

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