Strage di Monreale, l’ombra dello spaccio: uno degli indagati legato a un clan dello Zen

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Un nuovo filone d’indagine, nato dalla tragica strage di Monreale, conduce direttamente al quartiere Zen 2 di Palermo, da dove provengono i tre giovani arrestati con la pesantissima accusa di strage per i fatti del 27 aprile. Uno degli indagati, infatti, sarebbe vicino a figure emergenti dello Zen che avrebbero messo in piedi una nuova e fiorente piazza di spaccio.

Il cuore di questo business si troverebbe tra via Costante Girardengo, teatro della violenta rissa del 9 marzo che ha innescato la faida tra le famiglie Ferrara e Maranzano, e via Fausto Coppi. Qui, un gruppo di giovani avrebbe avviato un redditizio commercio di droga con il benestare di una delle famiglie in ascesa nel quartiere, un nome già emerso nelle carte dell’operazione antimafia “Grande Inverno”. Ma gli affari non si limiterebbero alla droga. I profitti verrebbero rimpinguati anche con i furti, in particolare con la tecnica del “cavallo di ritorno”, una specialità del clan a cui sarebbe legato uno degli arrestati, e con il traffico di armi.

Il gruppo è molto presente sui social network, dove ha creato una pagina per pubblicare foto e video che li ritraggono uniti e sorridenti. A corredo delle immagini, compare spesso un simbolo ricorrente: una bandiera nera con un teschio, catene e cuori. Negli ultimi tempi, però, sono apparse anche frasi che suonano come vere e proprie dediche a uno dei ragazzi accusati della strage, attualmente detenuto al carcere Pagliarelli. Questi messaggi accompagnano le foto che mostrano l’indagato insieme al gruppo, sia in giro per la città che tra le vie dello Zen 2, proprio dove si svolgerebbero le attività di spaccio. Il loro quartier generale sarebbe un box, perennemente aperto, dove i ragazzi trascorrono gran parte delle loro giornate.

Nel frattempo, le indagini sulla strage di Monreale non si fermano. Gli esami balistici, decisivi per stabilire con esattezza da dove sono partiti i colpi che hanno ucciso Andrea Miceli, Massimo Pirozzo e Salvatore Turdo, sono quasi conclusi. I risultati verranno incrociati con le immagini delle telecamere di sorveglianza che hanno immortalato ogni istante di quella notte di sangue. Particolarmente preziosi sono i video registrati dagli “occhi elettronici” del Comune di Monreale, che avrebbero ripreso le fasi preliminari di quello che appare sempre più come un agguato.

Le immagini, come anticipato dal Giornale di Sicilia, mostrerebbero i giovani dello Zen arrivare da via Palermo, confabulare in piazza Vittorio Emanuele e, pochi istanti dopo, salire in sella ai loro scooter per dirigersi in via D’Acquisto. Lì, per una frase di Salvatore Turdo – «Perché non vai più piano?» – si sarebbe scatenato l’inferno. Prima i colpi di casco, poi sedie e tavolini che volano, e infine il rumore secco e assordante degli oltre venti proiettili esplosi da una Colt e una Beretta, le pistole che sarebbero state impugnate da Mattias Conti e Salvatore Calvaruso, fuggiti poi a bordo della Bmw nera guidata da Samuel Acquisto.

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