Femminicidio Sara Campanella: chiesto giudizio immediato per Argentino

A poco più di due mesi dal brutale femminicidio che ha strappato alla vita la giovane Sara Campanella, la Procura della Repubblica di Messina ha chiuso formalmente il fascicolo d’inchiesta. L’ufficio, diretto dal procuratore Antonio D’Amato, si appresta a chiedere il giudizio immediato per Stefano Argentino, il 27enne reo confesso dell’omicidio della studentessa. Le accuse a suo carico sono pesantissime: omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dalla crudeltà.

La chiusura delle indagini segna un punto fermo nell’iter giudiziario per un delitto che ha scosso profondamente le comunità di Messina e Misilmeri, paese d’origine della vittima. Gli inquirenti, coordinati dai sostituti procuratori Alice Parialò e Marco Colamonica, ritengono di avere in mano un quadro probatorio “inequivocabile”. Le prove raccolte, che includono immagini di videosorveglianza, analisi dei telefoni e testimonianze, sono state giudicate talmente solide da giustificare la richiesta di un processo che salti la fase dell’udienza preliminare. La confessione di Argentino, pur se parziale e priva di dettagli sul movente, ha rappresentato un elemento cardine, ma non l’unico, su cui si è basata l’architettura accusatoria.

Il quadro accusatorio è aggravato da due elementi che delineano un’azione lucida e spietata. La premeditazione emerge dalla ricostruzione degli eventi: Argentino avrebbe atteso Sara all’uscita dal Policlinico, dove la ragazza svolgeva il tirocinio, dopo averla pedinata. Un messaggio inviato da Sara a un’amica poco prima dell’aggressione (“Dove siete, il malato mi segue”) testimonia la paura e la consapevolezza di essere in pericolo. Questo, secondo l’accusa, dimostra una pianificazione del delitto.

L’aggravante della crudeltà, invece, si fonda sulla violenza dei colpi inferti. Sara è stata colpita più volte, con una ferita letale alla giugulare che non le ha lasciato scampo. Questa circostanza, per la Procura, indica la volontà di infliggere una sofferenza superiore a quella necessaria per uccidere, un’azione spinta da un impulso crudele. Un dettaglio investigativo rilevante è il mancato ritrovamento dell’arma del delitto, presumibilmente un coltello o un bisturi, che l’indagato non ha mai rivelato dove fosse. Nonostante questo, le indagini sono state dichiarate concluse.

Il 31 marzo scorso, Sara Campanella, studentessa di 22 anni iscritta al corso di Tecniche di Laboratorio Biomedico, è stata aggredita e uccisa in viale Gazzi, a pochi passi dal Policlinico universitario. Stefano Argentino, suo collega, l’avrebbe avvicinata per un ultimo, fatale confronto. Da tempo, secondo le testimonianze delle amiche di Sara, Argentino aveva sviluppato un’ossessione per la ragazza, che però non ricambiava le sue attenzioni e aveva sempre respinto le sue avances. Dopo il delitto, Argentino è fuggito, cercando rifugio in un’abitazione di famiglia a Noto, con l’aiuto dei genitori. È stato rintracciato e fermato dai Carabinieri a tarda sera, ancora con gli abiti sporchi di sangue. Durante l’interrogatorio di garanzia ha confessato l’omicidio, ma non ha mai fornito una spiegazione chiara del movente, lasciando un velo di oscurità sulle ragioni che hanno armato la sua mano.

La richiesta di giudizio immediato da parte della Procura è un istituto del diritto processuale penale che si applica quando la prova appare evidente. Se il GIP accoglierà la richiesta, si salterà l’udienza preliminare e si andrà direttamente al dibattimento davanti alla Corte d’Assise. Questa scelta accelera i tempi della giustizia, portando l’imputato a rispondere delle sue azioni di fronte ai giudici in un arco temporale più breve. Nelle scorse settimane, il GIP aveva già respinto una richiesta di perizia psichiatrica avanzata dalla difesa di Argentino, ritenendo che non vi fossero elementi per dubitare della sua capacità di intendere e di volere al momento del fatto.

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